“È dimostrato che, senza finanziamenti, nessun conflitto riuscirebbe a sopravvivere che poche ore. Quindi è il vorticare di denari maledetti che fa soffiare i gelidi venti di morte di ogni guerra mentre, in trincea, c’è chi imbraccia un moschetto per gli ideali o chi, nei campi di sterminio, viene condotto alle camere a gas perché appartiene a una razza diversa”.
Ancora una volta Marco Buticchi, miscelando ben bene diversi periodi storici, riesce a farci leggere 3-4 libri in uno: questa volta è toccato all’Antico Egitto del VIII secolo a.C., all’Europa ed al Nord America di fine 1700/inizio 1800 ed all’Europa sotto scacco del Nazismo... Tre periodi storici molto particolari, intensi e (per alcuni versi) molto forti che, una volta intrecciati, metteranno a dura prova i nostri eroi di sempre Oswald Breil e Sara Terracini.
La trama, molto elaborata e complessa, di “Il segreto del faraone nero” può benissimo essere riassunta nella storia della discendenza dei banchieri Goldmeiner che, attraverso i secoli (e senza scrupoli o sensi di colpa), è in grado di manipolare e piegare gli eventi della storia dell’umanità ai propri scopi.
Come ho già accennato prima, alcuni passaggi del romanzo sono abbastanza duri e cruenti; mi riferisco, soprattutto, alla parte che riguarda i campi di concentramento nazisti e come, all’interno di essi, viene gestita la vita (se "vita" può essere ormai chiamata) dei suoi internati. Altra caratteristica del romanzo è che i due protagonisti (Oswald e Sara) fanno la loro apparizione solo alla fine del romanzo... giusto il tempo di svelare il mistero e risolverlo alla loro solita maniera: cioè senza esclusione di colpi! Inoltre, c’è da dire che finalmente si farà chiarezza sull’orrenda morte dei genitori del giovanissimo Oswald Breil e come questo funesto avvenimento abbia influito su tutto il corso della sua esistenza.
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