Amazon.it:Recensioni clienti: Il grido della rosa: Le indagini di Anita

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Il grido della rosa: Le indagini di Anita

Il grido della rosa: Le indagini di Anita

daAlice Basso
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La recensione più positiva

Tutte recensioni positive›
idealpaste
5,0 su 5 stelleBellissimo
Recensito in Italia il 25 maggio 2021
Ecco perché Alice Basso non ti delude mai! Abbiamo lasciato Vani con le lacrime agli occhi ed ecco apparire sulla scena Anita con tutta la sua freschezza ed irruenza giovanile a spazzare la malinconia. Bellissima ambientazione nel periodo più triste della nostra Storia in cui la nostra eroina esprime i valori dell’antifascismo in modo delicato e coinvolgente. Tutti i personaggi sono al posto giusto a far da contorno e supporto alle sue idee di libertà e riscatto della triste condizione sociale delle donne. Leggetelo, non ve ne pentirete!
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La recensione più critica

Tutte recensioni critiche›
mariami
1,0 su 5 stelleNOOOO......
Recensito in Italia il 2 giugno 2021
NO proprio non ci siamo
Alice Basso irriconoscibile... o meglio: già negli ultimi romanzi di Vani Sarca si intravvedeva un certo ripetersi manieristico di modalità narrative in po stucchevoli ( battute, metafore assurde, ecc..) ma qui il manierismo non è una deriva, è l'essenza stessa del libŕo dalla prima all'ultima pagina. Sorvoliamo sulla storia inesistente , ma i personaggi ( e la protagonista in particolare) sono assurdi e ridicoli ( santa polenta!), le divagazioni non aggiungono nulla di intrigante , sono solo lungaggini che a un certo punto mi sono messa a saltare, scoprendo che in realtà c'era ben poco da leggere. Che delusione, cara Basso . Ti consideravo una scrittrice geniale, ora solo una pennivendola
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Da Italia

mariami
1,0 su 5 stelle NOOOO......
Recensito in Italia il 2 giugno 2021
Acquisto verificato
NO proprio non ci siamo
Alice Basso irriconoscibile... o meglio: già negli ultimi romanzi di Vani Sarca si intravvedeva un certo ripetersi manieristico di modalità narrative in po stucchevoli ( battute, metafore assurde, ecc..) ma qui il manierismo non è una deriva, è l'essenza stessa del libŕo dalla prima all'ultima pagina. Sorvoliamo sulla storia inesistente , ma i personaggi ( e la protagonista in particolare) sono assurdi e ridicoli ( santa polenta!), le divagazioni non aggiungono nulla di intrigante , sono solo lungaggini che a un certo punto mi sono messa a saltare, scoprendo che in realtà c'era ben poco da leggere. Che delusione, cara Basso . Ti consideravo una scrittrice geniale, ora solo una pennivendola
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idealpaste
5,0 su 5 stelle Bellissimo
Recensito in Italia il 25 maggio 2021
Acquisto verificato
Ecco perché Alice Basso non ti delude mai! Abbiamo lasciato Vani con le lacrime agli occhi ed ecco apparire sulla scena Anita con tutta la sua freschezza ed irruenza giovanile a spazzare la malinconia. Bellissima ambientazione nel periodo più triste della nostra Storia in cui la nostra eroina esprime i valori dell’antifascismo in modo delicato e coinvolgente. Tutti i personaggi sono al posto giusto a far da contorno e supporto alle sue idee di libertà e riscatto della triste condizione sociale delle donne. Leggetelo, non ve ne pentirete!
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Ale
5,0 su 5 stelle Cliente Amazon
Recensito in Italia il 26 maggio 2021
Acquisto verificato
E adesso ditemi che devo aspettare un anno per leggere un altro libro di Alice Basso. Li ho letti tutti e mi piacciono tantissimo. I personaggi sono meravigliosi, le storie avvincenti, la scrittura fluida, ironica e romantica al tempo stesso. Ti prego Alice, datti una mossa !!!
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Arturo
4,0 su 5 stelle Un altro ottimo libro della grande Alice
Recensito in Italia il 29 luglio 2021
Acquisto verificato
Alice Basso è una delle grandi nuove autrici che più mi piacciono. Non la conosco direttamente, ma spesso leggo qualcuno dei suoi post su Facebook e da essi mi è sembrato di poter dedurre tanti aspetti della sua variegata personalità. Innanzitutto è simpatica e spiritosa, forse un po' logorroica (lo ammetto: qualche post troppo lungo lo abbandono, … vergognandomene tanto però!), ma dice sempre cose interessanti e divertenti, peraltro spesso ricche di notazioni e di riferimenti assolutamente eterogenei, che danno l’esatta sensazione del funzionamento fantasioso, “diversificato” e frenetico del suo cervello. E poi scrive veramente benissimo, dando spesso anche prova di una bella cultura umanistica (… Wikipedia mi ha “detto” che ha fatto il liceo classico e poi si è laureata in una Scuola di Pisa che si autodefinisce “Normale”, ma che – visiti i risultati ragguardevoli raggiunti da Alice – tanto … “normale” proprio non doveva essere!), di una vasta conoscenza della letteratura e della narrativa in genere, nonché di un interesse profondo per la Storia, per le persone e per le loro vicende più nascoste.
Sempre Wikipedia riferisce che Alice ha lavorato per anni in diverse case editrici, come redattrice, traduttrice e valutatrice di proposte editoriali, e quasi mi pare di vederla al primo giorno del primo impiego varcare la soglia del suo nuovo ufficio: tutta bellina, orgogliosa dei suoi studi pregressi, moderatamente sicura di sé e pronta a mettere in pratica tutto quello che aveva imparato. Poi, come tutti gli “impiegati” di questo mondo, si sarà dovuta abituare presto a conoscere la logica spesso incomprensibile dei “capi”, l’esigenza di dover essere educata e paziente con le persone importanti, boriose e prevaricanti, e l’inevitabilità di dover “lasciar passare” cose che mai avrebbe autonomamente condiviso.
Forse sto farneticando, ma credo che proprio in quei primi anni di lavoro Alice Basso abbia maturato dentro di sé il suo grande personaggio della ghostwriter Vani Sarca: competentissima ma volutamente sottovalutata, sfruttata e strumentalizzata e, conseguentemente, inacidita, astiosa, aggressiva e vendicativa. I suoi libri sono stati veramente bellissimi ed assolutamente ineguagliabili le filippiche travolgenti contro i suoi nemici del momento, con le quali Vani li distruggeva, entusiasmando e vendicando così… i lettori più timidi e timorosi che, in situazioni analoghe, non avrebbero mai avuto il coraggio di spiccicare più di tre/quattro timide parole, magari offese sì, ma certamente poco … offensive.
Poi Alice è diventata più … “grande” e matura, si è … calmata (forse perché - anche grazie a Vani Sarca - è riuscita magari a … sfogare le prime delusioni lavorative subite all’origine) ed ha cambiato registro: si è ricordata di essere un’esperta di Storia contemporanea ed ha ambientato le sue storie nell’Italia fascista degli anni ’30, fornendone un quadro al tempo stesso rigoroso ed ironico, e raccontandone i miti, le ingenuità e le falsità. Naturalmente però Alice non poteva dimenticarsi di essere una donna intelligente e moderna, e allora si è inventata il personaggio della giovanissima Anita, una simpatica e sveglia “femminista ante litteram” che - pur di rendersi autonoma e ritardare il più possibile il solito matrimonio di rito che l’avrebbe relegata a sfornare … figli per il Regime – diventa dattilografa (lavoro assolutamente innovativo per l’epoca) inizia a lavorare con uno scrittore di racconti gialli e finisce per collaborare con lui sempre più intensamente nella risoluzione di vicende thriller sia scritte che reali, di matrice nascostamente anti-fascista. La trama “gialla” finisce dunque per diventare un comodo ed avvincente contenitore per consentire ad Alice di scrivere tutto quello che vuole su ogni argomento la interessi: storia, politica, architettura, personaggi, caratteri, sentimenti, modi di essere e miti da abbattere o da salvare.
Il libro di oggi ha le medesime caratteristiche del primo della medesima serie (“Il morso della vipera”), è quindi piacevolissimo, leggero e scorrevole, con dialoghi ottimi, personaggi perfettamente concepiti e descritti e storia thriller avvincente ed imprevedibile. E’ incentrato inoltre sul tema scottante delle “case chiuse” e delle sue umanissime “lavoratrici”, e l’autrice ne fornisce informative dettagliate e precise, desunte addirittura da una bibliografia riportata nella sua solita “Postfazione” che – come sempre, nel suo caso - è completa ed interessante almeno quanto il libro stesso a cui si riferisce. Libro da leggere dunque? Sì, assolutamente
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Toughcookie
5,0 su 5 stelle Non credevo, e invece....
Recensito in Italia il 27 agosto 2021
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Cara Alice, non ti nascondo che leggendo il primo libro di questa nuova serie più che altro per l'ambientazione torinese, che mi ha ricordato tutta una serie di riferimenti fatti da mio padre, che quell'epoca l'ha vissuta in prima persona, non ero proprio entusiasta dei personaggi. Mancava la tensione dei libri con protagonista Vani, quella voglia di andare avanti per sapere cosa sarebbe successo dopo, quel quid in più che rende i libri precedenti "un-put-downable", per dirla con i miei (e tuoi) amici inglesi. Comunque ho deciso di leggere anche questo secondo libro e devo dire che sono contenta. I personaggi iniziano a delinearsi meglio e c'è questa tensione sotterranea fra Anita e Sebastiano che non si vede l'ora che possa affiorare, al di là della loro complicità e complementarietà nello scrivere le storie di J.D. Smith. La storia è bella, anche se triste, per la constatazione della pochezza del ruolo delle donne all'epoca. Il finale è davvero commovente. Brava Vani...ooops, Alice!
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termal70
3,0 su 5 stelle Mmmhhh... forse basta
Recensito in Italia il 27 gennaio 2022
Acquisto verificato
Insomma, il primo romanzo di questa nuova serie non era male, anche se non trascinante. Il secondo, decisamente lento.
È interessante lo spaccato dell'era fascista raccontato dal punto di vista una ragazza vivace con una leggera vena di contenuta ribellione. Invece già ad un terzo del libro non ne potevo più degli incisi su paragoni calzanti che però la protagonista non avrebbe potuto fare (come scrive anche l'autrice) perché riguardanti cose che sarebbero esistite solo in futuro. Se ne poteva fare a meno.
Ho terminato il libro a fatica. Mi ha coinvolta quasi niente e un tantino annoiata. Da come finisce, si capisce chiaramente che ci sarà un seguito, di cui però personalmente non sento minimamente il bisogno.
In conclusione, non se ne può parlare né bene né male.
Buoni libri a tutti!
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Elisa
5,0 su 5 stelle Attendo già il seguito...
Recensito in Italia il 22 luglio 2021
Acquisto verificato
Ho letto tutti i libri di questa autrice. Mi piace molto il suo stile. Forse come "investigazione" non è il massimo, ma è tutto l'insieme che è riuscito. Il personaggio di Anita mi è davvero simpatico. L'ambientazione è interessante, oltretutto sto imparando molte cose su un periodo storico che conoscevo poco, specie per quanto riguarda la vita di tutti i giorni, gli usi, i costumi. Ho fatto qualche ricerca per capire se fosse tutto vero, alcune cose mi sembravano esagerate, e ho riscontrato molta accuratezza.
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Fulvia Perillo
5,0 su 5 stelle Una dattilografa davvero speciale
Recensito in Italia il 14 agosto 2021
Acquisto verificato
Siamo a Torino nel 1935, in piena era fascista. Anita è una ragazza di vent'anni, dattilografa. Veramente sua madre non vorrebbe che lavorasse, anche perchè è in procinto di sposare un ottimo partito.
Ma lei, intelligente oltre che graziosa, fa orecchi da mercante e continua a lavorare nella casa editrice di cui è redattore Sebastiano Satta Ascona, uomo di cultura e, come lei, antifascista, completamente diverso da tutti gli uomini che conosce. Ma la storia si tinge di giallo quando viene trovato il cadavere di Gioia, una ragazza madre sordomuta e indigente. Anita, Sebastiano e le amiche Candida e Chiara indagheranno in mod non proprio ortodosso, ma efficace.
Unico dispiacere : il libro finisce lasciando in sospeso la vicenda personale di Anita. Attendiamo al più presto il seguito.
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gianna
4,0 su 5 stelle non eccellente
Recensito in Italia il 27 aprile 2022
Acquisto verificato
La scrittura di Alice Basso, che ho sempre adorato, qua mi stanca quel continuo rigiro di parole "se lei sapesse ma non sa..." mi risulta oltremodo noioso, per non parlare di tutte le esclamazioni con i vari piatti di polenta, dal mio punto di vista le trovo tanto stucchevoli. Da questo punto di vista avrei dato solo 2 max 3 stelle.
La trama carina.
Ma il vero fiore all'occhiello è la presentazione del periodo storico la trovo geniale. Leggera nel descrivere situazioni oltremodo tristi, veritiera e pacata nella denuncia, eccezionale nel parlare di particolari se vuoi anche insignificanti ma che contribuiscono a capire meglio tante cose, nel mio caso anche dei miei genitori che in quegli anni nascevano.
Se venisse ripulita la scrittura anche questa serie raggiungerebbe il livello di quella della strepitosa Vani, anche se qua non si ride ma si riflette e va benissimo!
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Chili di Libri
5,0 su 5 stelle Una nuova avventura per J.D. Smith
Recensito in Italia il 20 febbraio 2022
Acquisto verificato
Alice Basso riesce sempre a stupirmi, in positivo.

Ne Il grido della rosa, il secondo volume che vede come protagonista Anita Bo, la cosa che più mi ha colpita e che ho apprezzato, è l’aver affrontato il tema della prostituzione.

Alice Basso, lo sappiamo, ha questo stile leggero, di chi ti dice le peggiori cose senza fartele pesare. Se riscrivesse lei “Shining”, avremmo un simpatico Jack Torrance che scrive battute e fa sbellicare dal ridere, e probabilmente scopriremmo un sacco di cose interessanti sui labirinti, sulle loro origini, storie, aneddoti. Perché lei fa così: prende una storia, te la racconta con simpatia e dentro ti racconta un sacco di altre cose. E non ti fa pesare niente. Chiudi il libro – o spegni il Kindle nel mio caso – e ti accorgi di essere più ricca di conoscenza di quando lo hai iniziato. E per chi, come me, è curiosa di dettagli inutili e storielle che non racconterà mai a nessuno, è una cosa fantastica.

E torno al perché questo libro non solo mi è piaciuto parlo stile, l’ironia e bla bla bla, tutto quello che si dice sempre di lei. Mi è piaciuto MOLTO perché ha avuto il coraggio di parlare di prostituzione. Nel 1935.

Vedi un po’ te.

Lo sapevate che le prostitute dovevano cambiare bordello ogni 15 giorni? Io no. E lo trovo agghiacciante per tutte le conseguenze. Poi, certo, chi vi scrive ha maturato negli anni una certa convinzione sulla prostituzione. Non la dico qui, la dirò durante l’intervista che faremo con l’autrice. Però, in sostanza, come lo chiami quando una persona non vuole fare sesso con te, ma è costretta? Ecco, secondo me è quella roba lì, che sfrutta povertà, mancanza di opportunità, … senza contare quelle che sono proprio schiave.

Ma torniamo al libro, perché questa mia digressione era solo per dirvi quanto io sia contenta che qualcuno ne parli. E non in maniera pesante, come potrei fare io, ma con la delicatezza che nulla toglie al trattare l’argomento con serietà.

E poi c’è anche quest’altra cosa, che per fortuna non esiste più. I soprusi verso i più deboli e la colpevolizzazione della donna quando è single e resta incinta.

La storia? Una ragazza dell’OMNI, sordomuta, ha un figlio che viene preso in adozione da una famiglia in vista e benestante. La sera della festa per l’adozione, la madre muore “cadendo dalle scale”. Ovviamente non è una caduta accidentale, e Anita, insieme a Sebastiano, scoprirà il colpevole.

Una nuova storia per J.D. Smith.

Mentre il fascismo continua a mostrarsi in tutta la sua apparente virilità, gli uomini gonfiano il petto e le donne portano avanti tutto, fingendo di ubbidire e basta, Anita cerca la sua strada. O meglio, l’ha trovata e l’idea di doverla abbandonare per sposarsi, non le piace. Vorrebbe non doverlo fare, perché l’indipendenza le piace, il suo lavoro le piace, leggere storie americane e immergercisi le piace. E sta scoprendo un mondo in cui può dare il meglio di sé, non fingersi per forza bella e svampita.

Piccolo spoiler: in questo libro Anita e Sebastiano non si baciano. Dobbiamo aspettare ancora
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Chili di Libri
5,0 su 5 stelle Una nuova avventura per J.D. Smith
Recensito in Italia il 20 febbraio 2022
Alice Basso riesce sempre a stupirmi, in positivo.

Ne Il grido della rosa, il secondo volume che vede come protagonista Anita Bo, la cosa che più mi ha colpita e che ho apprezzato, è l’aver affrontato il tema della prostituzione.

Alice Basso, lo sappiamo, ha questo stile leggero, di chi ti dice le peggiori cose senza fartele pesare. Se riscrivesse lei “Shining”, avremmo un simpatico Jack Torrance che scrive battute e fa sbellicare dal ridere, e probabilmente scopriremmo un sacco di cose interessanti sui labirinti, sulle loro origini, storie, aneddoti. Perché lei fa così: prende una storia, te la racconta con simpatia e dentro ti racconta un sacco di altre cose. E non ti fa pesare niente. Chiudi il libro – o spegni il Kindle nel mio caso – e ti accorgi di essere più ricca di conoscenza di quando lo hai iniziato. E per chi, come me, è curiosa di dettagli inutili e storielle che non racconterà mai a nessuno, è una cosa fantastica.

E torno al perché questo libro non solo mi è piaciuto parlo stile, l’ironia e bla bla bla, tutto quello che si dice sempre di lei. Mi è piaciuto MOLTO perché ha avuto il coraggio di parlare di prostituzione. Nel 1935.

Vedi un po’ te.

Lo sapevate che le prostitute dovevano cambiare bordello ogni 15 giorni? Io no. E lo trovo agghiacciante per tutte le conseguenze. Poi, certo, chi vi scrive ha maturato negli anni una certa convinzione sulla prostituzione. Non la dico qui, la dirò durante l’intervista che faremo con l’autrice. Però, in sostanza, come lo chiami quando una persona non vuole fare sesso con te, ma è costretta? Ecco, secondo me è quella roba lì, che sfrutta povertà, mancanza di opportunità, … senza contare quelle che sono proprio schiave.

Ma torniamo al libro, perché questa mia digressione era solo per dirvi quanto io sia contenta che qualcuno ne parli. E non in maniera pesante, come potrei fare io, ma con la delicatezza che nulla toglie al trattare l’argomento con serietà.

E poi c’è anche quest’altra cosa, che per fortuna non esiste più. I soprusi verso i più deboli e la colpevolizzazione della donna quando è single e resta incinta.

La storia? Una ragazza dell’OMNI, sordomuta, ha un figlio che viene preso in adozione da una famiglia in vista e benestante. La sera della festa per l’adozione, la madre muore “cadendo dalle scale”. Ovviamente non è una caduta accidentale, e Anita, insieme a Sebastiano, scoprirà il colpevole.

Una nuova storia per J.D. Smith.

Mentre il fascismo continua a mostrarsi in tutta la sua apparente virilità, gli uomini gonfiano il petto e le donne portano avanti tutto, fingendo di ubbidire e basta, Anita cerca la sua strada. O meglio, l’ha trovata e l’idea di doverla abbandonare per sposarsi, non le piace. Vorrebbe non doverlo fare, perché l’indipendenza le piace, il suo lavoro le piace, leggere storie americane e immergercisi le piace. E sta scoprendo un mondo in cui può dare il meglio di sé, non fingersi per forza bella e svampita.

Piccolo spoiler: in questo libro Anita e Sebastiano non si baciano. Dobbiamo aspettare ancora
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