Recensito in Italia 🇮🇹 il 13 settembre 2022
Salve salve!
Sapevamo che questo momento di grande confusione sarebbe arrivato, ma come sarebbe mai potuta andare diversamente quando si ritorna consapevolmente nel mondo creato da Tamsyn Muir nella serie Locked Tomb?
Ho avuto il grande onore (per me almeno) di ricevere una copia ARC di “Nona the Ninth”, che uscirà in inglese il 13 settembre (e sono sicura molto presto anche in Italia per Mondadori), per cui ringrazio la casa editrice Macmillan e NetGalley.
Quindi, che cosa succede in “Nona the Ninth”? Ma soprattutto, chi è Nona?
Prima di parlarvi del terzo libro, vi consiglio la lettura di “As Yet Unsent”, un capitolo bonus che la Tor ha messo online (e che spero Mondadori tradurrà).
Da leggere prima di iniziare “Nona the Ninth”, sono i report di Judith Deuteros, la necromante della Seconda Casa, di quando lei, Coronabeth Tridentarius e Camilla Hect, sono state catturate da Sangue dell’Eden.
Mentre Judith resta fedele all’Imperatore, nel suo delirio causato dalle ferite, si rende conto che il gruppo è riuscito a convincere Corona della loro causa e sta facendo cedere anche Camilla. “As Yet Unsent” è la sua testimonianza, quello che lei considera l’ultimo atto di fedeltà a Dio, di come ha cercato di convincere la principessa e Camilla a non tradire la Coorte, unito ai ricordi della sua vita sulla Seconda e del suo rapporto con il suo Cavaliere.
È utile sia per capire i rapporti di Camilla e di Corona con Sangue dell’Eden da questo momento in poi, ma lo consiglio soprattutto per uno spicchio di informazione troppo, troppo importante e che dà tanta, tanta speranza.
Siamo su un nuovo pianeta, non una delle Nove Case, ma un pianeta abitato da persone normali, per cui i necromanti, chiamati zombie, sono i nemici.
È qui che conosciamo Nona, una giovane donna dai lunghissimi capelli neri che sta organizzando la festa per celebrare i suoi sei mesi di vita!
Sei mesi prima, infatti, Nona si è svegliata senza ricordare nulla, assolutamente nulla, una neonata in un corpo già formato, seppur scheletrico e debole.
“La prima cosa che ha detto quando l’hanno salvata e portata qui è stata “No, no”, e questo è uno dei motivi per cui l’avevano chiamata Nona. Nono è diventato Nona, Nona significava Nove, e nove era un numero importante.”
Insieme a Camilla, Palamedes e Pyrrha, Nona impara a parlare, a controllare gli attacchi di rabbia, trova un lavoro come aiutante in una scuola, dove conosce Hot Sauce e la sua gang, di cui entra a far parte e che adora.
Nona è felice della sua vita, se dipendesse da lei continuerebbe a vivere così, con Camilla, Palamedes e Pyrrha, che ama, con il lavoro a scuola, i suoi amici, le maestre e Noodle, un cane con sei zampe (Nona adora i cani e molti sono invitati al suo compleanno). Purtroppo però ci sono diversi problemi per cui questo tipo di vita non può continuare: ogni notte Nona sogna di trovarsi immersa nell’acqua salata con il volto di una ragazza dipinto con un teschio a pochi centimetri dal suo.
Secondo Palamedes, Nona potrebbe essere due persone, nello stesso momento o separate, non ne sono certi, ma pensano che i sogni possano contenere la risposta; nel frattempo la fanno allenare sia con la necromanzia che con le spade… ma non eccelle in nessuno dei due campi.
Un altro problema, è il fatto che il Sangue dell’Eden è convinto che il suo corpo sia la chiave per sconfiggere l’Imperatore e non può sottrarsi neanche a questo, non quando la bellissima Crown, dai folti riccioli biondi, membro degli Edeniti, va a trovarla.
Così conosciamo la dolcissima Nona, che per cinque giorni ci permetterà di vivere nella sua vita, almeno finché…
“Nona chiese, «Cosa hai pensato di me?»conoscendo la risposta.
«Ho pensato che non ti conoscevo affatto. Eri qualcosa di nuovo.»”
Nonostante non sia spoiler, siccome ogni “parte” del romanzo viene introdotta con una segnalazione lapidaria di tutti gli eventi più importanti della sezione e un conto alla rovescia per l’avvenimento finale, lascerò comunque quel “finché” aperto, per mantenere un po’ di suspense!
Io sono certa che vi starete chiedendo: perché esiste Nona e perché si è intromessa tra noi e la tanto agognata Alecto?
Cercherò di rispondere alla domanda secondo l’idea che mi sono fatta io leggendo.
Per me, “Nona the Ninth” è stato un espediente per mostrarci un’altra faccia dell’impero che attraverso le Case Muir non poteva farci conoscere. Finiamo, infatti, in una città sull’orlo di una guerra civile, dove i necromanti (o presunti tali) e i loro sostenitori vengono messi al rogo. Una città dove Sangue dell’Eden agisce attivamente, mostrando come Dio non conti assolutamente nulla per le persone che non appartengono alle case: non c’è ammirazione, non c’è fascino, ma rabbia, paura, odio e il desiderio di liberarsi, una volta per tutte, dei pazzi che controllano la morte e le loro vite.
Tutto questo lo notiamo nel sottotesto; Nona, nella sua infantile ingenuità, ci racconta semplicemente della sua giornata, dei suoi sogni, dei discorsi di Pyrhha e Camilla o Palamedes quando origlia, di quanto sia pericoloso camminare per le strade della città (soprattutto da quando si è diffusa la “pazzia blu”), del suo contributo a scuola, della dolcezza delle maestre, soprattutto L’Angelo, così misteriosa, del tempo che passa con Noodle e di quello che passa con i suoi amici, Hot Sauce e la sua banda, i quali, nonostante siano più piccoli di Nona, hanno la scorza più dura. Tutti quelli che per Nona sono dettagli, sono in realtà, per i lettori, i pezzi per ricostruire il mosaico della situazione della società.
Nonostante sia raccontato in terza persona, il narratore ne sa quanto Nona, racconta la storia e riporta le conversazioni con la stessa innocenza con cui Nona coglie ciò che accade intorno a lei.
Buona parte del romanzo è una sorta di intermezzo più leggero prima dei vari colpi di scena e dell’evento finale tanto declamato e atteso.
Inoltre, il romanzo è stato anche lo strumento per raccontarci della Resurrezione dal punto di vista di Dio. Usando come espediente i sogni di Nona, l’Imperatore ci narra il “Vangelo di John”, ossia gli eventi chiave dell’evento che l’hanno reso Dio. Inaspettatamente ci troviamo su un pianeta Terra morente dove un gruppo di amici e colleghi, dopo aver scoperto la necromanzia, cerca di salvare il mondo in ogni modo.
“L’acqua salata l’ha sempre fatta sentire meglio: la faceva sentire come se, se ci fosse stato qualcuno lì con lei, all’improvviso avrebbe avuto le parole per dire tutto.”
Devo dire che l’ultimo 20%, la parte dove si ritorna alle origini diciamo, mi ha un pochino pochino delusa. Non è stato niente di diverso dalla solita narrazione di Muir, pieno zeppo di colpi di scena, caotica e confusionaria. Solo che stavolta lo è stata molto, molto più del solito e mancava anche del pathos che ha caratterizzato il finale degli altri due romanzi.
Se decidete di leggerlo in inglese, poi, siate consapevoli che lo stile della Muir è complesso e, se non siete davvero appassionati, risulta anche pesante: costruisce frasi molto lunghe e piene di incisi; il discorso diretto non è segnato in modo chiaro, ma segue la tendenza postmoderna a non usare segni grafici per identificarlo e a scrivere il verbo prima piuttosto che dopo; inoltre, mantiene il suo tono molto sarcastico, soprattutto nei botta e riposta dei personaggi, anche nei momenti seri, allungando i discorsi e facendo perdere il filo del discorso a volte.
In questo romanzo, però, ho avuto la riconferma della supremazia di Camilla Hect e Palamedes Sextus: migliori personaggi, migliori persone, migliori e basta. Idoli a vita e grandi amori, sono inestimabili. E il loro rapporto poi… quante lacrime, quanta emozione, quanta dolcezza!
“Camilla, ci siamo riusciti, no?” Disse Palamede, e Nona capì che non stava parlando con nessun altro nell’universo. “Abbiamo avuto qualcosa di molto vicino alla perfezione… l’amicizia perfetta, l’amore perfetto. Non posso immaginare di raggiungere la fine di tutto questo e avere rimorsi, non quando mi è stata concessa la possibilità di essere il tuo adepto.”
È impossibile, poi, non amare il personaggio di Nona, così pura, schietta, fiduciosa, amorevole, dedita a tutto ciò e a tutti coloro che ama; e quando ama, ama con tutto quello che ha. È una ventata di aria fresca, un concentrato di innocenza inaspettato in un universo dove regna la morte, l’oscurità e la violenza.
Nonostante la presenza di personaggi già noti, però, non pensate che seguire il filo sia facile; mai come in questa serie penso che la rilettura sia fondamentale (io me la sto conservando per “Alecto the Ninth”).
“Honesty, è una questione di vita.”
“Dovresti anche dire ‘e di morte’”.
“Ho smesso di credere nell’altra. È stupido dire ‘e di morte’ quando la maggior parte delle persone che muore si rialza e ricomincia a camminare. Forse se dicessi ‘una questione di vita e di doppia morte’”.
“Che ne pensi di ‘Vita e morte da cui non ritorni indietro’?”
“Troppo lungo.”
Per me, questo è “Nona the Ninth”. Consapevoli di tutto ciò che vi ho detto, un ultimo avviso: leggete Nona solamente se amate davvero (e sottolineo davvero) la serie e lo stile di scrittura di Muir, se non potete vivere senza questi personaggi e senza sapere cosa succederà alla fine di tutto. Se già non avete apprezzato “Harrow la Nona”, non penso che Nona possa farvi cambiare idea, per quanto dolce e innocente possa essere.
Se invece siete come me, in trepidante attesa del ricongiungimento di Harrow e Gideon (perché in fondo io quello sto aspettando, il miracolo per cui Harrow e Gideon si rivedranno e correranno l’una dall’altra, si abbracceranno… e poi inizieranno a litigare. Questo è il mio sogno!), allora leggete “Nona the Ninth” non appena potrete.
Il fatto che io ami così tanto questa serie a volte mi stupisce enormemente, sarà che ho trovato un cocktail a cui non riesco a rinunciare: personaggi che si fanno amare in ogni sfaccettatura, uno stile strano e poetico a modo suo, una narrazione particolare, e quel pizzico di “non ci sto capendo niente, ma succederà qualcosa di epico” che mantiene la suspense alle stelle.
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