Recensito in Italia 🇮🇹 il 13 giugno 2019
Un venerdì sera come tanti. Joanna è con l’amica di sempre per quattro chiacchiere e una bevuta, in un locale londinese: una piacevole abitudine mai persa negli anni, che serve a mantenersi aggiornate sul lavoro, i rispettivi compagni, le reciproche esistenze. Esistenze tranquille, collaudate, con qualche ombra ma serene, in equilibrio. Una vita rassicurante, come il loro venerdì sera. Stavolta, però, sarà diverso: Joanna attira l’attenzione di un uomo all’interno del locale e la sua vicinanza, dapprima apparentemente innocua, diventa presto importuna per terminare con un approccio fisico che spaventa e disgusta la ragazza. All’uscita, certe di essersi lasciate uno spiacevole episodio oltre la porta che si sono chiuse alle spalle, le ragazze si separano per tornare a casa. Ed è a questo punto che Joanna sente dei passi. Passi che la seguono. La incalzano. La raggiungono. E’ lui. Con una mossa istintiva lei si difende. Lui cade da una scalinata, per rimanere esanime in una pozzanghera, mentre lei guarda quel corpo riverso a terra e, per la prima volta in vita sua, si trova di fronte ad una drammatica, impossibile scelta: restare o scappare.
La trama ci conduce sul doppio binario della decisione di Joanna, alternando gli scenari delle due possibili scelte. La costante introspezione della protagonista, circondata in entrambi i casi dagli stessi personaggi e da un’implacabile compagna, la solitudine della colpa, lega il lettore al senso dell’incerto, dell’ineluttabile e dell’angoscia profonda di un mondo improvvisamente capovolto, che non potrà mai più essere com’era. Sia che Joanna decida di RESTARE
“Non so come, ma sono quasi in fondo alle scale quando tiro fuori il telefono e compongo il 999. Non l’ho mai fatto in vita mia, benché mi sembri il contrario, per via delle serie tv, dei libri e dei film.”
o di SCAPPARE
“Indietreggio di un paio di passi e poi faccio quello che mi riesce meglio: evito di affrontare il problema. Mi volto e me ne vado.
Metto un piede sul ponte che porta a Warwick Avenue. È sufficiente. Un passo. Poi un altro. E un altro ancora, sicura come il sole che sorge e tramonta.
I tacchi delle scarpe eleganti che, in uno slancio di ottimismo, ho indossato prima di uscire riecheggiano minacciosi sul ponte. Due minuti fa ero seguita da Sadiq. Ora sono sola. E anche lui.”
Seguendo Joanna, ci rendiamo conto presto che i due piani narrativi non investono soltanto il dilemma della scelta: le diadi sono molte e riguardano tutti i personaggi e i reciproci rapporti, ma soprattutto lei, forse l’unica che evolve realmente e non soltanto per riflesso, che si autodetermina dopo un’intera vita passata a procrastinare e attuare strategie di evitamento, nel momento più drammatico e all’apice della propria vulnerabilità.
“I miei affari sono di dominio pubblico. Non c’è più niente di privato, ormai. La mia vita è esplosa, proiettata su un muro, a disposizione di chiunque. Una decisione presa a tarda sera, dopo aver bevuto troppo, messa in scena davanti al mondo come una tragedia su un palcoscenico.”
Lo stile è immediato, periodi brevi, che lasciano spazio alle sensazioni e all’ansia di scoprire cosa farebbe Joanna, cosa faremmo noi, cosa accadrebbe se, per puro caso un giorno, tra tutti gli errori commessi e le disattenzioni banali ce ne fosse una drammatica, capace di renderci realmente colpevoli agli occhi degli altri e ai nostri. E ci piacerebbe che le due facce dello stesso personaggio, colei che scappa e colei che resta potessero comunicare, per rivelare l’unico messaggio che può salvarle entrambe:
“ Ho trascorso tutta la vita col terrore di quello che gli altri pensavano di me e dei miei insuccessi eppure, quando ho fallito alla grande – e sono sprofondata ancora più in basso, facendo cose ben peggiori –, ho capito la verità: a nessuno importa di te più che a te. Nemmeno un po’.”
Lo scioglimento finale ci permette finalmente di riprendere fiato. E’ quasi un commiato sospirato. A volte un libro riuscito è capace di fare anche questo: lasciarsi chiudere con un sentimento che non sia nostalgia, ma sollievo, consapevoli del fatto che sia un privilegio potercelo concedere….