La recensione più positiva
4,0 su 5 stelleAssolutamente consigliato!
Recensito in Italia il 14 febbraio 2022
“Gli uomini nell’antichità non si spaventavano di niente e di nessuno. (…) Certo, non è che nelle pagine di mitologia ci sia scritto proprio così; questa è un’espressione colloquiale che io traduco dal dialetto. A Palermo, infatti, quando vogliamo intimorire un nemico gli diciamo: “Io un mi scantu di neddi e di nuddu””.
È così che inizia la storia di Rosario.
Una storia che ci porta a Brancaccio, quartiere malfamato di Palermo, tra palazzine abbandonate, strade disastrate, combattimenti di cani e bande di criminali.
Una storia che ci fa conoscere una famiglia povera e destinata a sfasciarsi. Lui, il padre, oltre a spacciare nasconde una doppia vita. Lei, la madre, è fragile, sofferente e piano piano si lascia andare, precipitando nel terribile vortice dell’anoressia.
Ma è anche la storia di un ragazzo che non molla mai, che si rialza quando i compagni lo massacrano di botte, che nelle partite di calcio resiste fino alla fine, anche quando è distrutto dal dolore, e che per sua madre farebbe di tutto.
Non è una storia facile.
Ma è una storia necessaria. Perché realtà come quella di Brancaccio esistono e dovremmo tutti conoscerle per quello che sono: così, nella loro durezza, senza giri di parole.
Qualche mese fa ho letto “La violenza del mio amore”, il terzo romanzo di Dario Levantino. Questo invece è il primo.
I romanzi sono indipendenti, ma raccontano tutti la storia di Rosario, in ordine cronologico. E per me è stato davvero toccante poter “tornare” a Brancaccio e conoscere qualcosa in più sui suoi genitori, sulla figura del nonno scomparso da anni eppure presente nei sogni e nell’immaginazione, sul suo esordio come portiere in una squadra locale, e sull’inizio della sua storia con Anna.