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Recensioni clienti

3,8 su 5 stelle
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733 valutazioni globali
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Il senso di una fine

Il senso di una fine

daJulian Barnes
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La recensione più positiva

Tutte recensioni positive›
Ascoli01
4,0 su 5 stelleNon è il solito Barnes
Recensito in Italia 🇮🇹 il 10 novembre 2022
Nel libro ci sono le “solite” divertenti battute British, le “solite” riflessioni filosofiche sulla vita, sulla morte
sull’amore che ti “innescano” riflessioni personali, ma e direi purtroppo, c’è anche una storia che si protrae negli anni e giunge a conclusione nel finale del libro. La storia mi pare piuttosto irrealistica e artificiosa e in tutta onestà non mi è piaciuta, anche perché poco esplicitata.
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La recensione più critica

Tutte recensioni critiche›
Gabriele Brozzetti
2,0 su 5 stellePiù no che sì
Recensito in Italia 🇮🇹 il 9 gennaio 2023
Non avevo mai letto niente di Barnes, un libro che contiene a mio avviso dei passi interessanti. C'è anche qualche però, una costruzione un po' troppo cervellotica per arrivare ad un finale ai limiti della fantascienza.
Non è un no categorico ma non lo consiglierei come tanti altri libri letti.
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161 valutazioni totali, 14 con recensioni

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Da Italia

Carlo Cattivelli
3,0 su 5 stelle Il senso di una fine
Recensito in Italia 🇮🇹 il 11 giugno 2013
Acquisto verificato
‘Proprio non ci arrivi’ continua a ripetere e a scrivere Veronica a Tony nella seconda parte del libro. Beh, non ha tutti i torti il protagonista maschile e voce narrante del romanzo. E’ vero, è un uomo qualsiasi (non ‘qualunque’), un vero ‘common man’ che, come la maggior parte degli esseri umani, ha barattato i sogni di gioventù per una lunga vita tranquilla ed è diventato un vecchio brontolone incapace di apprezzare quanto l'esistenza ha saputo regalargli, come un buon lavoro, una bella moglie che rimane amica anche da ex, una figlia senza particolari problemi. In più non è un mostro di simpatia, con quel suo egocentrismo che lo aiuta a rimbalzare i momenti di difficoltà, ma che lo porta a mettere sempre se stesso al centro della scena dimenticandosi del prossimo – i contraccolpi stanno nella mancanza di amicizie e in rapporti familiari comunque labili - tanto da ingigantire anche le conseguenze di una cattiveria perpetrata quarant'anni prima, atto odioso ma certo non un crimine contro l'umanità. Questo però non significa che Tony possa arrivare in qualche modo a dedurre l’astruso susseguirsi di eventi, descritto nelle ultime pagine del romanzo, che finisce per suggellare un finale in calando. Molto più efficace la prima parte, quella ambientata ai tempi di scuola e università, con una bella descrizione dei meccanismi mentali dell'adolescenza maschile in cui Tony si dibatte tra la passione per la più benestante Veronica e il fascino esercitato su di lui dall'intelligenza acuta dell'amico Adrian. Il buon passo si mantiene anche quando, oramai in pensione, il narratore viene di nuovo raggiunto da un passato che rimette in movimento i ricordi impolverati: col passare delle pagine, però, la storia inizia ad annodarsi su se stessa, creando più di una perplessità pressappoco da quando Tony prende a baloccarsi con il concetto di rimorso. E questo malgrado la scrittura continui a scorrere come sempre, brillante e venata da un sottile e ben dosato senso dell’umorismo, grazie anche alla traduzione accurata di Susanna Basso: l'alternanza tra toni alti e momenti più colloquiali funziona (se l'insistenza sulla ‘violazione’ pare un po’ campata in aria, il ritornello del ‘filosoficamente tautologico’ è assai efficace) e al ritmo contribuisce la capacità di inserire a tempo nella narrazione lettere, e-mail e altri sistemi di comunicazione a distanza. Così, alla fine di queste centocinquanta pagine – sì, malgrado tutto quanto descritto sopra il libro è smilzo – il lettore resta un po’ deluso per le premesse tradite e si domanda se il Man Booker Prize vinto da Barnes per questo volume non sia stato dato un po’ anche alla carriera: è come se lo scrittore inglese, partito dalla riflessione sul tempo che passa e, soprattutto, sulla capacità della mente di falsare i ricordi (considerazione sottolineata più volte nella prima parte), non sia poi riuscito a costruirvi intorno una storia all'altezza dell'affascinante spunto di partenza.
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BeaMay
3,0 su 5 stelle Aspettative deluse
Recensito in Italia 🇮🇹 il 2 dicembre 2016
Acquisto verificato
Avevo letto delle recensioni entusiastiche su questo romanzo che veniva descritto come un capolavoro della letteratura inglese contemporanea e le mie aspettative erano dunque forse troppo alte.
Il libro è effettivamente ben scritto, la lettura è piacevole e la trama abbastanza interessante ma, una volta terminato, non si può far a meno di pensare "tutto qui?". A posteriori il contenuto risulta banale, i personaggi non lasciano a mio parere alcuna impressione ed alla fine si è portati a pensare che l'autore abbia esaurito le idee, arrivando a raffazzonare un finale molto deludente.
Non ha assolutamente nulla a che vedere con i veri grandi scrittori inglesi contemporanei, come quello che ritengo il migliore ovvero Ian McEwan. Se cercate quel tipo di scrittura e di trama non acquistate "Il senso di una fine". Se volete invece un romanzo leggero per una lettura in treno questo può fare al caso vostro.
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valerio
3,0 su 5 stelle Un bel libro, forse parlare di capolavoro e' esagerato
Recensito in Italia 🇮🇹 il 2 settembre 2015
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Parlare di capolavoro mi sembra piuttosto esagerato. Certo, il modo di scrivere e' ineccepibile e le considerazioni sul senso della vita che intervallano la storia, sono decisamente profonde e in qualche modo coinvolgenti. Tuttavia la storia in se non presenta spunti così degni di nota. I fatti salienti della vita di Tony sono poco calcati e a volte solo accennati, per cui si fatica a trovare spiegazioni o trovare un coinvolgimento. In più, resta difficile comprendere come un esperienza adolescenziale a prima vista non particolarmente rilevante possa rappresentare il fulcro dei sui ricordi da adulto. Rimane comunque un buon libro con alcune pagine e citazioni da sottolineare e ricordare.
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marina
3,0 su 5 stelle una bella scrittura
Recensito in Italia 🇮🇹 il 5 ottobre 2019
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L'argomento aveva successo quando gli adolescenti si impegnavano in discussioni interminabili sui sentimenti e annientavano in queste riflessioni il bel dinamismo della giovinezza. Gli adolescenti di oggi non sembrano interessati a questi affanni. Rimane solo del libro una scrittura accurata.
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npiero45
3,0 su 5 stelle Due in uno
Recensito in Italia 🇮🇹 il 26 agosto 2014
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La prima parte mi ha avvinto, la seconda mi ha irritato. Barnes, personaggio acuto, intelligente, è tuttavia vendicativo e terribile; si comporta in questa finta biografia come nella realtà ha fatto con le perfide lettere agli amici scrittori. Il romanzo, difficile e per iniziati nella prima parte, affronta il tema della memoria e della storia, della verità di quel che affermiamo e della scarsa probabilità che ciò che crediamo di ricordare sia vero. Per questo merita che sia letto, ma vi ho avvertito.
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Claudio Falchi
3,0 su 5 stelle unn tantino troppo intimista?
Recensito in Italia 🇮🇹 il 4 agosto 2012
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Libro intimista che cerca di trovare il valore del tempo passato nella possibilta' della memoria di trattenere e far riaffiorare piu' o meno correttamente la vita trascorsa.Bello il finale ,ma lo trovo troppo pervaso da un fondo di depressione ed infelicita' che avvolge tutti i personaggi sin dalla loro adolescenza.Buona lettura ma da evitare nei momenti di crisi che ognuno di noi puo' avere ,se pensate che una delle frasi piu'allegre è:
" Il matrimonio è un pranzo interminabile con il dolce servito per primo"......
Comunque bello.
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fralen
3,0 su 5 stelle Due parti, due libri, un opinione
Recensito in Italia 🇮🇹 il 17 gennaio 2014
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Ritengo sia un libro sopravvalutato. L'impronta storico-filosofica che trasuda nella prima parte del libro, indubbiamente interessante, viene spazzata via dalla seconda parte che degenera in un misterioso intrigo sentimental-sessuale. Nel complesso piuttosto deludente.
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Magre
3,0 su 5 stelle SOPRAVVALUTATO
Recensito in Italia 🇮🇹 il 28 febbraio 2014
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Un romanzo scritto moooolto bene ma davvero inconsistente e poco coinvolgente, con una fine a dir poco esagerata, che pretende di significare molto ma significa molto... poco. Personaggi insopportabili!
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Pierre
3,0 su 5 stelle la mancanza di una fine
Recensito in Italia 🇮🇹 il 7 gennaio 2013
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Bel libro scritto molto bene peccato per la fine che è debole e alquanto fumosa. Ti lascia con una sensazione di incompiuto. A meno che non fosse questo l'intento dell'autore: non dare senso alla fine anche nel testo.
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Daniela
3,0 su 5 stelle L' inestricabile complessità della vita...
Recensito in Italia 🇮🇹 il 4 maggio 2017
Inghilterra, primi anni '60, quattro liceali, 4 amici, una storia solo agli inizi, una avventura destinata a cambiare le loro vite per sempre.
Tutto è cominciato a scuola, tra filosofia e letteratura, e con quella paura che la vita potesse rivelarsi diversa dalla letteratura stessa.
Tony Webster, la voce narrante, si è legato fortemente ad Adrian Finn, figura eccentrica, controversa, ammagliante, di una intelligenza non comune, ma ha amato anche Veronica, il primo vero amore, controversa, enigmatica, con una famiglia profondamente borghese, elitaria ed una madre che lo ha accolto e trattato da subito con benevolenza.
Poi una serie di tumultuosi accadimenti, la fine della relazione con Veronica, l' amore inatteso tra lei ed Adrian, una lettera piena di rabbia con un augurio nefasto, fino all' improvviso e del tutto inaspettato suicidio di Adrian accompagnato da dolore, incredulità, ed una vita tornata faticosamente ad una quiete protratta.
Dopo quarant'anni di silenzio un lascito improvviso, un misterioso diario, la possibile rinascita di un legame spezzato ( con Veronica ), la ricerca della verità. Nel frattempo un matrimonio sepolto da anni ( con Margaret ), una figlia, una vita costruita a casaccio, semplicemente successa, accumulando una riserva di ricordi.
Ecco riemergere possibili risposte non date, ipotesi plausibili ed una sola certezza. Gli accadimenti hanno determinato solo la verità delle impressioni ed i nostri ricordi non sempre corrispondono alla verità di cui siamo stati testimoni.
La memoria si copre di debolezza, e' ondivaga, varia con il tempo e con esso svanisce, perché esiste un tempo oggettivo, conteggiabile, ed uno interiore ( quello che conta ), insondabile, mutevole, schiavo di soggettività e sensazioni.
Ed allora qualsiasi tentativo di indagine di un passato nebuloso si scontra con la storia che...." e' quella certezza che prende consistenza là dove le imperfezioni della memoria incontrano le inadeguatezze della documentazione "... E la storia, forse, non è costruita sulle parole dei vincitori, ma sui ricordi dei sopravvissuti, ne' vincitori né vinti.
Tony cerca di interrompere il vano ripetersi dei ricordi, si chiede che cosa nasconda il misterioso suicidio di Adrian, di chi le colpe, sue, di Veronica, della famiglia, di nessuno...
Il nastro della memoria, e degli accadimenti, sovente nebuloso, riemerge con particolari diversi, nuovi, dimenticati, accantonati, rimossi, ma non sappiamo quale sia la verità, emerge solo quella profonda differenza tra gioventù e vecchiaia e quella inventiva che da giovani ci faceva immaginare un futuro diverso per noi stessi e da vecchi un passato diverso per gli altri.
Egli vive la nostalgia del ricordo di emozioni forti ed il rimpianto di sensazioni svanite, lentamente fa emergere una vita della quale non sapeva nulla, in cui non aveva mai vinto ne' perso, aveva lasciato semplicemente che le cose accadessero, così piena di ricordi accumulati, con una maturità raggiunta che non era senso di responsabilità, ma solo vigliaccheria.
Una vita che non era la sua, ma solo la storia che aveva raccontato agli altri ed a se stesso. Perché ogni vita non è solo somma o sottrazione, ma anche moltiplicazione, a cominciare dalle perdite e dai fallimenti.
Ed allora, la ricerca della verità e del senso di una fine diviene scoperta di un senso primario, o forse di un fallimento primario, la propria esistenza.
Nessuna certezza, solo insondabilita', ed il finale, sorprendente, complesso, enigmatico, ridiscute i termini della vicenda e pone il lettore di fronte ad una possibile scelta. Quale la verità?
Come i ricordi e la soggettività cambiano ed indirizzano la storia in cui siamo inseriti, e la documentazione e' deficitaria, e dopo tanti anni e' difficile affidarsi ai semplici fatti ed a prove tangibili, così l' imprevedibile epilogo si abbandona a svariate interpretazioni, capovolgimenti, risposte o semplicemente a nessuna certezza, neanche la propria.
Oggi ogni possibile risposta è scritta in ciò che siamo e siamo stati, nella nostra storia e nella singola percezione e lettura dei fatti.
..." C' e' L' accumulo. C'è la responsabilità. Ed al di là di questo, c' è il tempo inquieto. Il tempo molto inquieto "....
Un romanzo breve che nasce e si sviluppa come un saggio ( forma così cara all' autore ), che discerne di vita, di morte, di tempo, con tratti filosofici e psicologici che virano sul finale in un thriller psico-emotivo che aggioga il lettore. È stato vincitore del Booker Prize ( 2011) ed oggetto di molteplici dissertazioni e dispute sul senso che il finale gli attribuisce costruendone una nuova forma ed essenza.
La mia chiave di lettura si astiene dal dare una risposta e da qualsiasi ( possibile) interpretazione, mi fermo alla semplice analisi del testo, alla forma ed ai contenuti da esso espressi, e qui, pur considerandolo un buon romanzo, non mi pare ci troviamo di fronte ad un capolavoro assoluto.
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