La recensione più positiva
5,0 su 5 stelleIronico e riflessivo
Recensito in Italia 🇮🇹 il 16 agosto 2022
L’autore traccia un quadro ironico, cinico e riflessivo della stupidità umana elaborando diverse leggi fondamentali che fanno della persona stupida… uno stupido e nulla più. In verità, il piccolo libricino di una ottantina di pagine viene diviso in due filoni argomentativi apparentemente senza legame alcuno.
Nella prima parte, Cipolla ci dimostra come la storia dell’uomo e degli accadimenti con esso protagonista può tranquillamente trovare un suo filone logico attraverso l’analisi di uno solo degli infiniti aspetti che la riguardano, che in questo caso ha a che vedere con l’introduzione del pepe nell’alimentazione europea. La sua esportazione, sotto certi aspetti influì così enormemente sulla vita dell’uomo occidentale che, quasi a non crederci, finì per essere la primordiale causa di eventi bellicosi quali la Guerra dei Cent’anni, o tragici come la Peste nera!
Ovviamente non significa che si debba al pepe la causa principale della morte di milioni di persone in tutta Europa nel XIV secolo! Ma è pur vero che da un piccolissimo evento, talvolta insignificante nel quadro di una analisi storica, si avviano una serie di concatenazioni tra causa ed effetto che, alla lunga, possono maturare in eventi positivi, traumatici o persino incontrollabili. L’esempio del pepe quale causa del benessere dell’uomo, che a sua volta porta ad una crescita demografica, che a sua volta si produce in sovraffollamento, che a sua volta genera una epidemia distruttiva, è affascinante e davvero può essere applicato a qualunque cosa purché vi sia un nesso. Se ne trae un particolare insegnamento: tutto può essere la causa del tutto, anche se la verità è che non vi è mai un solo fattore che incide sugli eventi storici.
La seconda parte è interamente dedicata alla stupidità umana, legata a delle leggi fondamentali che inquadrano lo stupido secondo un criterio basato sulla sua capacità di creare ingenti danni non solo agli altri ma anche a sé stesso. Rispetto all’ingenuo o all’ignorante, infatti, lo stupido nasce tale e non importa a quale classe sociale appartenga, quanto studi o quanta esperienza faccia nella vita, è e resterà stupido poiché è la genetica che lo condanna all’incapacità di comprendere e agire al fine di ottenere un vantaggio concreto. Lo stupido, in altre parole, si riconosce poiché nel suo modo di agire anche se non procura danno a sé stesso con le sue azioni, tuttavia non ne ricava nessun vantaggio. L’autore invita il lettore a sperimentare tutto ciò utilizzando uno schema matematico basato su due assi cartesiani X e Y che rappresentano l’uno – X - noi stessi, l’altro – Y – lo stupido di nostra conoscenza. È chiaro che tutto il discorso è racchiuso in una simpatica chiave di lettura ironica che tuttavia porta a riflettere sulla veridicità del ragionamento espresso. Quasi risulta impossibile, alla fine, non dargli ragione.
In definitiva, una lettura rapida, scorrevole e umoristica che racconta, da un lato, come la storia sia un concentrato di piccole sfumature che possono dar vita ad eventi potenzialmente distruttivi, dall’altro come l’uomo è assai lontano dall’essere una creatura del tutto uguale durante l’età infantile che matura i propri vizi o le proprie qualità col tempo, lo studio e l’esperienza; lo stupido ne è una prova concreta in quanto egli non lo diventa, lo è già, fin dalla nascita. Destino avverso!