Sono sempre stato appassionato dai romanzi di Vichi, anche perché le indagini di Bordelli sono un alibi per raccontare un periodo storico del nostro paese che, a mio avviso, non deve essere dimenticato. Ciò premesso, negli ultimi romanzi lo schema narrativo segue sempre il solito percorso e rischia di diventare ripetitivo e prevedibile. Mentre le citazioni di altri autori (vd. Alba de Cespedes) sono dei gradevoli camei, trovo un poco stucchevole l'immancabile cena accompagnata dal solito vino (mi chiedo se non si tratti di una sponsorizzazione occulta) e digestivo a base di "aneddoti obbligati". Penso veramente che Vichi sia un grande autore - e se domattina uscisse un nuovo libro lo comprerei a scatola chiusa - ma forse, per il bene del nostro amato Bordelli, dovrebbe trovare il coraggio di abbandonare questo schema quasi obbligato e tornare alla libertà narrativa dei primi romanzi.