Scarafaggi è meglio forse de "Il pipistrello", il romanzo d'esordio. Ma non più di tanto. Sarebbe stato migliore se si fosse fermato alla prima conclusione a 4/5 del testo. La trama ha la linearità di un doppio salto mortale carpiato con avvitamento: è inverosimile. Harry Buco ha sette vite, se pestato o ferito è capace di restare vivo sempre quel tanto che basta per fare ciò che è necessario. La truculenza delle scene violente è eccessiva, coloristica, incredibile, quasi comica. Per la seconda volta Nesbo sente il bisogno di propinarci la stessa scenza di una donna che viene rapita per essere uccisa. Nella apparente accuratezza dei dettagli si nascondono balle spaziali: Harry Buco incatenato sul fondo della piscina con la testa 20 centimetri sotto il pelo dell'acqua, viene salvato svuotando la piscina stessa. Sarebbe bastato che la tipa gli offrisse il boccaglio di una maschera subacquea, invece Nesbo deve farci credere che l'acqua se ne va così velocemente da salvare Harry Buco, già mezzo asfissiato. Via, Nesbo, questa roba qui è un insulto alla nostra intelligenza.