Ho iniziato la lettura di "L’ipotesi del male" senza prima aver letto "Il suggeritore", di cui questo romanzo ne è il naturale prosieguo; eppure, nonostante i tanti rimandi e riferimenti alla figure del Suggeritore stesso (che qui ritorna ma come personaggio marginale), non ho incontrato grossi problemi nella sua lettura. Certo, quando si accenna ai fantasmi del passato di Mila Vasquez, non ho avuto la minima idea di cosa si parlava... ma, di certo, non è ho fatto un dramma! L’agente di polizia Mila Vasquez lavora alla sezione denominata "Limbo" in cui si affrontano i casi di persone scomparse da così tanto tempo che nessuno (neanche la stampa e la TV) si interessa più a loro. Quando si ha a che fare con persone morte per omicidio si sa anche che c'è un colpevole; e con le persone scomparse da dieci o vent'anni come la mettiamo, visto che non sappiamo neanche se sono scomparse volontariamente, in seguito a rapimento o più semplicemente (si fa dire) sono stati vittime di un qualche incidente ed il loro eventuale cadavere non è mai stato identificato? Ecco, questo è il lavoro di Mila Vasquez: recuperare vecchie tracce e ritrovare persone ormai dimenticate da tutti! I problemi per la nostra protagonista iniziano quando alcune di queste persone scomparse ricompaiono dopo vent'anni dalla loro sparizione... e il guaio è che, nel frattempo, questi individui sono completamente cambiati e son tornati solo per macchiarsi di orrendi delitti! Mila sarà affiancata da Simon Berish, grande esperto in interrogatori ma con un grande fardello sulle spalle: molti anni prima egli stesso fu accusato, anche in mancanza di prove certe di colpevolezza, di aver fatto sparire nel nulla una testimone di giustizia. I due colleghi, tra lo scetticismo generale di tutto l’apparato poliziesco, inizieranno una sorta di caccia al tesoro per: 1. cercare di capire come hanno fatto a sparire quelle persone; 2. cosa unisce le loro sparizioni; 3. dove sono state in questi vent'anni; 4. perché sono ricomparse proprio ora e, soprattutto, 5. chi ha permesso tutto questo pandemonio? Con la trama mi fermo qui... anche perché, se entro nei particolari rischio davvero di fare spoiler. Questo romanzo non è il solito thriller (in cui basta rimettere insieme i pezzi del puzzle per arrivare alla soluzione del caso) ma è molto molto inquietante; inoltre, come in altri scritti di Donato Carrisi che ho letto, ci consente di entrare nella mente umana... solo per accorgerci che il confine tra ciò che è bene e ciò che è male è davvero esile ed effimero, e basta un nonnulla per farlo cadere! Le ambientazioni in cui si muove la protagonista insieme al suo partner sono claustrofobiche e davvero suggestive: tanto per fare un esempio, anche un innocuo parco giochi per bambini qui diventa un luogo assolutamente da evitare! Discorso a parte meritano i due eroi della storia, perché (ed è la prima volta che mi succede)... non mi son piaciuti per niente, e quasi quasi cominciavano anche a starmi antipatici! Partiamo dal coprotagonista Simon Berish: in tutto il libro viene descritto come un poliziotto ingiustamente accusato di un fatto di sparizione avvenuto quasi vent’anni prima. Ok, posso anche capire che ti hanno accusato senza neanche uno straccio di prova che ti inchiodi... ma, santiddio, perché passare vent'anni della propria vita senza un pur minimo tentativo di discolparsi? Passiamo a Mila Vasquez: non avendo letto "Il suggeritore" non conosco cosa gli sia accaduto in quel contesto e che traumi gli abbia lasciato, tuttavia... era proprio necessario isolarsi in uno squallido ufficio situato in un uno squallido corridoio e comportarsi in modo squallido, insopportabile e a tratti menefreghista verso il resto del mondo?