Il Senso di una Fine è un libro che ci fa riflettere sulla trama complessa che la nostra identità intesse sul tempo, sui tempi, ma soprattutto sul proprio tempo personale, innestandosi su di esso in un modo tutto proprio e peculiare, in parte alieno rispetto a quello dei grandi numeri, della storia, delle folle. La narrazione si sviluppa seguendo questo ancestrale pendolare: dai ricordi all'oggi in un arco temporale che produce un'identità mai interamente riducibile al momento presente, un'identità che ci accompagna divenendo il riferimento personale per un tempo 0 da cui ogni evoluzione discende. Come se Barnes volesse gettarci in balia del flusso continuo della nostra coscienza, la quale, però, dimostra la sua imperitura stasi proprio nel suo ruotarsi continuamente attorno. L'io diviene quindi il nodo sviscerato dalla voce narrante, un io singolare nel quale però si può ritrovare l'origine di ogni somiglianza. Per quanto la circolarità del tema richieda probabilmente un movimento auto-fagocitante che si ripiega su stesso, ho poco apprezzato la fine, ma di cui il mio personale gusto di lettrice resta poco saziato. Dunque, ritengo che sia un esperimento interessante ma non del tutto compiuto.