Recensione cliente

Recensito in Italia 🇮🇹 il 24 marzo 2012
In questo doppio cd DGG appena uscito sono raccolte tutte le incisioni di walzer, polke e marce effettuate da Karajan coi Berliner nei primissimi anni Ottanta (precedentemente riversate su tre cd). Ascoltando le ben note composizioni (dal "Danubio Blu" a "Sangue viennese", da "Rose dal sud" a "Vino, donne e canto", dal "Valzer dell'Imperatore" alle "Storielle del bosco viennese", fino alla Tritsch-tratsch Polka ed alla Radetzkymarsch), la percezione di fondo è quella di una nostalgia tutta particolare dell'ormai anziano direttore austriaco per il grande Impero perduto, l'Austria felix, per la sua variegata cultura, il suo spirito, la sua immensa eredità. Karajan infatti, nato a Salisburgo ancora sotto l'Aquila bicipite nel 1908, ricordò in varie interviste la sua meraviglia quando, ancora bambino, sentì parlare della Grande Guerra e, adolescente, vide dissolversi e declinare il potere asburgico. Nostalgia che traspare anche dalle immagini del celebre Concerto di Capodanno del 1987 (l'unico diretto dal Maestro), quando Karajan, ormai provato dalla vecchiaia e dalla malattia, dirige i superbi Wiener Philharmoniker come assorto in una continua, malinconica rimembranza di un passato inesorabilmente lontano e irraggiungibile, con gli occhi velati di pianto. In quel concerto (ed anche in questi due cd), se confrontato coi due concerti di Carlos Kleiber (1989 e 1992), Karajan (forse anche perché finissimo bruckneriano) sembra dire: "Questo è stato. Un mondo, formato da popoli profondamente diversi ma uniti sotto l'ordine marmoreo di una sola, perfetta corona, è tramontato."; al contrario Kleiber, con la sua direzione spettacolare, ci catapulta direttamente nella sfavillante Vienna fin de Siècle, quella della frivola "Fledermaus", che ancora non percepisce di essere sull'orlo del baratro, e sembra dirci: "Danzate! Divertitevi! Stappate champagne e brindate al nostro Imperatore!". Due concezioni diverse, eppure affascinanti perché facce di una stessa medaglia.
Un Karajan da scoprire e riscoprire ad ogni ascolto, malinconico e gioiosamente fastoso allo stesso tempo.
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