Zygmunt Bauman

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Libri di Zygmunt Bauman
Lingua:Libri ItalianiLa felicità promessa dal progresso moderno è associata a un’esistenza priva di turbamenti, di inciampi, senza sforzo. Ma siamo proprio sicuri che questa sia felicità? Richiamando con emozione pensatori quali Johann Wolfgang von Goethe o Alexis de Tocqueville, Sigmund Freud o Max Scheler, Zygmunt Bauman riflette sulle cause sociali della felicità e dell’infelicità dei nostri giorni. Mentre il mercato consumistico produce clienti insoddisfatti, una strana malinconia pervade gli abitanti delle nostre democrazie. La solitudine, virus dell’era contemporanea, nutre il business dei social network, e intanto l’amicizia, l’amore e la necessità vitale di vivere assieme agli altri all’interno della polis comune tendono a sparire. Bauman disegna il tragitto dell’essere umano che, fra destino e carattere, si muove alla ricerca della felicità. Se la felicità non è uno stato permanente, se è difficile definirne il contenuto – come insegna il pensiero filosofico, da Aristotele a Kant – una cosa è comunque certa: meglio essere felici che infelici.
Un libro prezioso per capire la società in cui viviamo. Corrado Augias
La solitudine genera insicurezza, ma altrettanto fa la relazione sentimentale. In una relazione puoi sentirti insicuro quanto saresti senza di essa, o anche peggio. Cambiano solo i nomi che dai alla tua ansia. Finché dura, l'amore è in bilico sull'orlo della sconfitta. Man mano che avanza dissolve il proprio passato; non si lascia alle spalle trincee fortificate in cui potersi ritrarre e cercare rifugio in caso di guai. E non sa cosa lo attende e cosa può serbargli il futuro. Non acquisterà mai fiducia sufficiente a disperdere le nubi e debellare l'ansia. L'amore è un prestito ipotecario fatto su un futuro incerto e imperscrutabile.
Di fronte alle forze incontrollate dei mercati globali, dobbiamo rivendicare la sovranità nazionale perduta o investire sull'Europa come spazio di convivenza e solidarietà? In questo brevissimo saggio, Zygmunt Bauman espone le ragioni storiche, sociali e politiche per le quali l'Europa, se vuole salvaguardare la sua cultura e la sua centralità nel mondo globalizzato, non può lasciarsi tentare dai richiami di xenofobia, sovranismo e nazionalismo identitario.
Non siamo più capaci di immaginare il futuro e allora ci rivolgiamo al passato, alimentando nostalgie e rimpianti: sono gli anni della 'retrotopia', l'utopia dell'umanità in fuga dal presente. In queste pagine, dopo aver illustrato i rischi nefasti delle retrotopie, Bauman ci esorta con grande saggezza a mantenere vive speranze e utopie (e che queste valgano per tutti, non per pochi eletti).
Maurizio Ferraris, "la Repubblica"
Un denso resoconto della fine di ogni fiducia nel progresso e nella sua capacità di migliorare la condizione umana.
Stefania Rossini, "L'Espresso"
Ecco la 'retrotopia', altro geniale neologismo coniato da Bauman: la nostalgia di un passato che si sostituisce al futuro come luogo di sogni e speranze.
Marco Ventura, "Il Messaggero"
Un ricco testamento intellettuale.
Benedetto Vecchi, "il manifesto"
Abbiamo invertito la rotta e navighiamo a ritroso. Persa ogni fiducia nell'idea di costruire nel futuro una società alternativa e migliore di quella in cui viviamo, molti si rivolgono indietro, alle grandi idee del passato, seppellite ma non ancora morte. Sono gli anni della retrotopia.
Criminalità, stranieri, precarietà del lavoro e della vita, imprevedibilità del futuro e guerra al terrorismo. Dalle pagine di Bauman esce una società impaurita e impotente; ma anche più docile, più assoggettata all'esistente, incapace di immaginare alternative. Dietro (o sotto) l'apparenza della 'liquidità' sembra nascondersi la società più 'pesante' mai realizzata. Lelio Demichelis, "Tuttolibri"
Il libro di Bauman è di non comune acume e interesse per ciò che dice delle paure del mondo. La sua analisi dell'insinuarsi della paura per effetto della 'globalizzazione negativa' è minuziosa e impressionante. Giuseppe Galasso, "Corriere della Sera"
Libro amaro e disincantato, vero esercizio di 'pessimismo della ragione e della volontà', un'accurata analisi di come l'economia mondiale trasformi profondamente i 'sentimenti'. Bernardo Vecchi, "il manifesto"
Esiste una modalità specificamente liquido-moderna del male. È ancora più insidiosa e pericolosa delle sue precedenti manifestazioni storiche perché il male oggi appare frammentato, polverizzato, disarticolato e disperso. Il male liquefatto si cela alla vista e, anziché essere riconosciuto per ciò che è, riesce a passare inosservato.
In un dialogo serrato con il filosofo Leonidas Donskis, Zygmunt Bauman affronta il tema del male nella contemporaneità. Perché se da una parte è indubitabilmente un compagno permanente e inalienabile della condizione umana, dall'altra sono inedite le forme e i modi in cui opera nella sua odierna versione liquefatta. Il male liquido ha una stupefacente capacità di camuffarsi e reclutare al proprio servizio ogni sorta di interesse e desiderio umano, profondamente umano. Lo fa con motivazioni tanto pretestuose quanto difficili da sfatare e confutare. Il più delle volte il male liquefatto riesce ad apparire non come un mostro, ma come un amico che non vede l'ora di dare una mano. Utilizza come strategia di fondo la tentazione anziché la coercizione. Ha l'impressionante capacità, tipica dei liquidi, di scorrere attorno agli ostacoli che si trovano sul suo cammino. Come ogni liquido, li impregna e li macera fino a eroderli per poi assimilarli nel suo organismo in modo da nutrirlo e accrescerlo ulteriormente. È questa sua capacità, accanto alla elusività, a rendere così arduo lo sforzo di resistergli efficacemente.
Se vogliamo capire in che mondo viviamo e non sbagliare le mosse, interpretandolo con le categorie che abbiamo utilizzato in passato e che oggi non servono più, è opportuno leggere Modus vivendi di Zygmunt Bauman. Il libro è bellissimo. La condizione umana, dipinta come un inferno, invoca un'utopia che la possa riscattare. Umberto Galimberti
Con un libro folgorante, Zygmunt Bauman si conferma lucidissimo nelle sue analisi sul tipo di mondo nel quale ci è capitato di vivere. Corrado Augias
Modus vivendi è uno dei più bei libri scritti da Bauman. Lelio Demichelis, "Tuttolibri"
In questo saggio la modernità liquida è sinonimo di rapacità, e l'hobbesiano homo homini lupus si ripresenta al centro della scena. L'analisi di Bauman è cupa e tuttavia condita da una buona dose d'ironia. Benedetto Vecchi, "il manifesto"
Stress, paura sociale e individuale, città alienanti, legami fragili e mutevoli: la vita liquida è precaria, vissuta in condizioni di continua incertezza, con la paura di essere colti alla sprovvista e rimanere indietro. Ciò che conta è la velocità, non la durata.
Noi siamo un solo pianeta, una sola umanità. Quali che siano gli ostacoli, e quale che sia la loro apparente enormità, la conoscenza reciproca e la fusione di orizzonti rimangono lavia maestra per arrivare alla convivenza pacifica e vantaggiosa per tutti, collaborativa e solidale. Non ci sono alternative praticabili. La 'crisi migratoria' ci rivela l'attuale stato del mondo, il destino che abbiamo in comune.
Abbiamo eletto gli stranieri a causa di tutti i nostri mali. In realtà il nostro senso crescente di precarietà e paura dipende dalla incapacità di governare l'enorme forza dei processi di globalizzazione.
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