Marilynne Robinson

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Libri di Marilynne Robinson
Lingua:Libri ItalianiGli racconterà del nonno abolizionista e del padre pacifista, delle rovine di un luogo già baluardo della libertà americana, delle sue convinzioni e dei suoi dubbi, di quanto abbia amato questa vita che si appresta a lasciare. In un discorso lucido e luminoso da padre a figlio, da padre a Padre, dove l'intelligenza e la speranza parlano la stessa lingua.
«Un trionfo di stile e immaginazione, un viaggio spirituale che nessun lettore degno di questo nome può perdersi».
The Washington Post
«La cultura americana è più ricca grazie al corpus delle opere di Marilynne Robinson. Teniamo a mente l'insegnamento di John Ames: che alla grazia si deve rispondere con la gratitudine».
The Boston Globe
John Ames ama con la forza e lo stupore dei bambini, e forse dei santi. C'è un trasporto limpido e grato nel suo amore per la moglie e per il loro figlioletto; una meraviglia sempre sorridente eppure consapevole nella sua adesione alla vita e a tutto il mondo che la ospita, dall'ultimo filo d'erba al più sottile costrutto del pensiero.
John Ames un bambino non è - ha 76 anni ed è il pastore congregazionalista di Gilead, cittadina di poche anime nel cuore dell'Iowa - ma un santo forse si appresta a diventarlo, ora che una malattia cardiaca lo sta spegnendo. Ecco dunque la decisione, in quella primavera del 1956, di lasciare testimonianza di sé al figlio che non vedrà crescere.
A partire dalle sue ascendenze: la storia degli altri due reverendi John Ames, nonno e padre, che prima di lui hanno assolto quella funzione. Un abolizionista radicale, il primo, guerrigliero accanto a John Brown e volontario nell'esercito unionista, che, folgorato da una visione in giovane età, comunica con Dio da pari a pari e sceglie di esserne il braccio armato in nome di un'inflessibile giustizia. Pacifista convinto, il secondo, che del proprio mandato privilegia l'osservanza, e vive una vita di reazione implosiva all'esplosiva azione paterna.
Il terzo John Ames, lo scrivente, racconta delle loro eredità, dei saperi e delle esperienze che gli hanno permesso di coniugarle, della sua esistenza di studio e servizio in un luogo, Gilead, che dispensa con parsimonia il suo biblico balsamo, della lunga separazione dalla vita vissuta fino alla tarda folgorazione dell'innamoramento e alla rinascita in una piena e matura felicità.
Sembra aver vinto ogni battaglia, John Ames: quella con i suoi morti e i suoi demoni, quella con la perdita e l'abbandono, quella con l'ingiustizia e lo scontento, quella con l'inadeguatezza e la miscredenza. L'arrivo in città di Jack Boughton, figlio del suo amico fraterno, giovane inquieto e un po' sinistro dal passato oscuro e dalle dubbie intenzioni, gli offre l'occasione di chiudere i conti anche con la gelosia e il sospetto, sciogliendoli in perdono e tolleranza.
Resta una sola prova da superare: la serena accoglienza della propria mortalità, il distacco da una vita terrena più che amata, da una famiglia che non può più proteggere. Come nella storia di Agar e Ismaele, è tempo di mandare il proprio figlio nel deserto, la dimora degli sciacalli.
«Le cure domestiche è tuttora un capolavoro, un'indimenticabile dichiarazione di intenti immaginativi e letterari».
«The Guardian»
«Non è un romanzo da leggere in fretta, perché ogni sua frase è una delizia».
Doris Lessing
Ruth e Lucille non hanno mai visto Fingerbone, la cittadina del Midwest che ha dato i natali alla loro mamma Helen, né le acque fonde e cupe del lago intorno a cui sorge. Ma quel lago, che in passato è stato teatro di un tragico e spettacolare disastro ferroviario, divenendo luogo di eterno riposo per molti abitanti della zona, pretende un grande tributo dalle loro giovani vite. Lo esige il giorno in cui Helen decide di riconsegnare le bambine alle loro origini e, dopo aver affrontato il lungo viaggio da Seattle, le deposita sul portico della casa avita con un pacco di biscotti da sgranocchiare per ingannare l'attesa; quindi, senza una parola di commiato né una riga di spiegazioni, risale in macchina e va a gettarsi nel lago. La cura delle due orfane e dei loro cuori attoniti passa da quel momento nelle mani di parenti sconosciuti, mani ora tenere ed efficienti, ora timide e inette, fino alle lunghe mani ossute della sorella minore di Helen, Sylvie, mani nude e perennemente screpolate, mani che sanno carezzare ma non trattenere. Sylvie porta scarpette leggere in pieno inverno e una banconota da venti dollari spillata sotto il bavero del cappotto. Ama la luce e la natura, fa lunghe passeggiate senza orari, prepara pasti frugali e non particolarmente nutrienti. Dei cani ha la paura tipica dei vagabondi. Ruth e Lucille, cosí esperte di perdite e abbandoni, sanno di non poter fare affidamento sul suo restare: «Sylvie assomigliava a nostra madre, e inoltre si toglieva di rado il cappotto e ogni storia che raccontava aveva a che fare con un treno o con una stazione degli autobus». La stessa casa di famiglia, il nucleo originario cui Sylvie ha accettato di tornare per amore delle nipoti, con la sua gestione va rapidamente in rovina: una moltitudine di gatti e sporcizia, infiniti giornali e lattine vuote, un accumulo erroneamente scambiato per l'essenza di ogni cura domestica. Di fronte al modello aereo e sradicato della zia, le due sorelle, fino a quel momento una sola anima scagliata nel mondo, devono interrogarsi sul senso dell'appartenenza e del ritorno, venire a patti con la solitudine, e scegliere la loro idea - reale, metaforica e universale - di casa. Questi temi, dunque, variamente e luminosamente esplorati nella piú recente trilogia - Gilead, Casa e Lila - sono già al centro del romanzo che alla sua pubblicazione negli Stati Uniti, nel 1980, ha immediatamente consacrato Marilynne Robinson alla grande letteratura del mondo e, grazie alla sua sola dirompenza, ha saputo conservarle quella posizione per i quasi venticinque anni che l'hanno separato dalla successiva prova narrativa.
«Casa. Quale posto migliore poteva esserci sulla Terra, e perché sembrava a tutti loro un esilio?», si chiede qui la voce narrante. Per Glory, tradita da un fidanzato poi rivelatosi già sposato, peccatrice nel non aver rivelato tale condizione al padre, il ritorno a quella casa malata di tempo equivale a un esilio permanente dalle proprie più liete speranze. Quanto a Jack, poi, l'esilio è duplice. Da sempre pecora nera di un nucleo familiare altrimenti compatto, da sempre inspiegato e inspiegabile devastatore di armonie, Jack vorrebbe tornare al passato che lo inchioda per aprirsi un varco di futuro. Ancora una volta frainteso e misconosciuto, lasciato sulla soglia di un perdono che non riesce ad arrivare, si vede invece opporre un rifiuto nuovo che rinnovella quello antico. Il nostos vive allora nei dialoghi di due fratelli dell'anima oltreché del sangue, nei loro gesti buoni l'uno per l'altro, in una memoria che guarda avanti. E in alto.
***
«Casa e Gilead sono meravigliosi romanzi sulla famiglia, l'amicizia, la vecchiaia. Ma sono anche grandi romanzi sulla razza e la religione nella vita americana. C'è insieme intransigenza e indulgenza [in Casa], amarezza e gioia, fanatismo e serenità. È un'opera sfrenata, eccentrica, radicale che sorge dalla più ampia, la più fertile, tradizione letteraria americana».
«The New York Times»
«Per i devoti di Marilynne Robinson, l'eponimo Jack è uno dei personaggi letterari piú attesi dai tempi di Godot».
«The New York Times Book Review»
«[La serie di Gilead] onora la creazione consentendoci l'accesso a qualcosa che solo di rado sperimentiamo nella vastità dell'esistenza: un barlume di eternità».
«The Wall Street Journal»
A Gilead Jack non fa ritorno da tanto tempo. Invano il vecchio reverendo Boughton continua ad attendere il suo figlio piú amato e piú sofferto, invano l'intera famiglia si è riunita intorno alla bara della madre, sperando di vederlo comparire almeno là. A trattenere Jack non è tanto la colpa per i danni che ha loro cagionato in gioventú, e che reputa irredimibili per gli uomini come per Dio, quanto il timore di cagionarne di nuovi. Il suo demone è un occhio acutissimo per la vulnerabilità; il suo maledetto talento, distruggerla. Jack è un uomo non piú giovane, che vive di espedienti e dell'elemosina fraterna, si nutre di pasti occasionali, alcol e vergogna, e ha ormai un'unica ambizione: l'innocuità. Perciò volentieri di tanto in tanto passa la notte al cimitero Bellefontaine, lontano dal consorzio umano, fra statue e lapidi a lui care come vecchie amiche. Ma una notte passi insoliti calcano quei vialetti quieti. Sono quelli di Della Miles, insegnante di liceo nera e figlia di un autorevole predicatore metodista, fortuitamente rimasta chiusa nel cimitero per bianchi di St. Louis. La buona educazione del figlio di un uomo retto vuole che Jack la scorti fino al mattino, ma la coscienza scrupolosa del figlio di un uomo pio gli suggerisce che è da se stesso che soprattutto deve proteggerla. Non è la prima volta che i due si incontrano, e non è un bene: lui ha già avuto modo di deluderla, lei di rubargli il cuore. Ma che mai potrebbe offrire Jack a una giovane di buona famiglia che il Missouri segregato degli anni Cinquanta gli impedirebbe comunque di sposare? Sa bene, Jack, che «Della era una donna istruita saldamente sistemata in una buona vita. Lui non era niente, nient'altro che un nervo scoperto, una fitta mitigata da uno o due bicchieri, da una lustrata alle scarpe». Dopotutto l'innocuità può essere un'ambizione troppo grande. Ma per il momento Jack e Della, protetti dal buio e dalla benevolenza dei morti, possono discorrere di Amleto e Giudizio universale, di predestinazione e passione. E nel dialogo muto che i loro corpi intrattengono, perfino il Principe delle tenebre può chiedersi se l'amore non possa sconfiggere anche la perdizione.
From the Orange Prize winning author of Home
Acclaimed on publication as a contemporary classic, Housekeeping is the story of Ruth and Lucille, orphansgrowing up in the small desolate town of Fingerbone in the vast northwest of America.
Abandoned by a succession of relatives, the sisters find themselves in the care of Sylvie, the remote and enigmatic sister of their dead mother. Steeped in imagery of the bleak wintry landscape around them, the sisters' struggle towards adulthood is powerfully portrayed in a novel about loss, loneliness and transience.
'I love and have lived with this book . . . it holds a unique and quiet place among the masterpieces of 20th century American fiction.' Paul Bailey
'I found myself reading slowly, than more slowly--this is not a novel to be hurried through, for every sentence is a delight.' Doris Lessing
A NEW YORK TIMES BESTSELLER• OPRAH’S BOOK CLUB PICK • WINNER OF THE PULITZER PRIZE FOR FICTION • NATIONAL BOOK CRITICS CIRCLE AWARD WINNER• A NEW YORK TIMES NOTABLE BOOK • MORE THAN 1 MILLION COPIES SOLD
“Quietly powerful [and] moving.” O, The Oprah Magazine (recommended reading)
Winner of the Pulitzer Prize and National Book Critics Circle Award, GILEAD is a hymn of praise and lamentation to the God-haunted existence that Reverend Ames loves passionately, and from which he will soon part.
In 1956, toward the end of Reverend John Ames's life, he begins a letter to his young son, an account of himself and his forebears. Ames is the son of an Iowan preacher and the grandson of a minister who, as a young man in Maine, saw a vision of Christ bound in chains and came west to Kansas to fight for abolition: He "preached men into the Civil War," then, at age fifty, became a chaplain in the Union Army, losing his right eye in battle.
Reverend Ames writes to his son about the tension between his father--an ardent pacifist--and his grandfather, whose pistol and bloody shirts, concealed in an army blanket, may be relics from the fight between the abolitionists and those settlers who wanted to vote Kansas into the union as a slave state. And he tells a story of the sacred bonds between fathers and sons, which are tested in his tender and strained relationship with his namesake, John Ames Boughton, his best friend's wayward son.
This is also the tale of another remarkable vision--not a corporeal vision of God but the vision of life as a wondrously strange creation. It tells how wisdom was forged in Ames's soul during his solitary life, and how history lives through generations, pervasively present even when betrayed and forgotten.
'[Her work] defines universal truths about what it means to be human' Barack Obama
'Marilynne Robinson is one of the greatest writers of our time' Sunday Times
'Jack is the fourth in Robinson's luminous, profound Gilead series and perhaps the best yet' Observer
Marilynne Robinson, winner of the Pulitzer Prize and the American National Humanities Medal, returns to the world of Gilead with Jack, the final in one of the great works of contemporary American fiction.
Jack tells the story of John Ames Boughton, the loved and grieved-over prodigal son of a Presbyterian minister in Gilead, Iowa, a drunkard and a ne'er-do-well. In segregated St. Louis sometime after World War II, Jack falls in love with Della Miles, an African-American high school teacher, also a preacher's child, with a discriminating mind, a generous spirit and an independent will. Their fraught, beautiful story is one of Robinson's greatest achievements.
WINNER OF THE WOMEN'S PRIZE FOR FICTION 2009
AN OPRAH'S BOOK CLUB PICK
Jack Boughton - prodigal son - has been gone twenty years. He returns home seeking refuge and to make peace with the past. A bad boy from childhood, an alcoholic who cannot hold down a job, Jack is perpetually at odds with his surroundings and with his traditionalist father, though he remains Boughton's most beloved child. His sister Glory has also returned, fleeing her own mistakes, to care for their dying father. A moving book about families, about love and death and faith, Home is unforgettable. It is a masterpiece.
'One of the greatest living novelists' BRYAN APPLEYARD, SUNDAY TIMES
'A luminous, profound and moving piece of writing. There is no contemporary American novelist whose work I would rather read' MICHAEL ARDITTI, INDEPENDENT
'Her novels are replete with a sense of felt life, with a deep and abiding sympathy for her characters and a full understanding of their inner lives' COLM TOIBIN
'Utterly haunting' JANE SHILLING, SUNDAY TELEGRAPH
WINNER OF THE NATIONAL BOOK CRITICS CIRCLE AWARD
AN OPRAH'S BOOK CLUB PICK
Lila, homeless and alone after years of roaming the countryside, steps inside a small-town Iowa church - the
only available shelter from the rain - and ignites a romance and a debate that will reshape her life.
'One of the greatest living novelists' BRYAN APPLEYARD, SUNDAY TIMES
'Robinson is frequently named as one of America's most significant writers . . . Her questioning books express wonder: they are enlightening, in the best sense, passionately contesting our facile, recycled understanding of ourselves and of our world' SARAH CHURCHWELL, GUARDIAN
'The work of an exceptional novelist' ROWAN WILLIAMS, NEW STATESMAN
'A sumptuous, graceful and ultimately life-affirming novel' JAMES KIDD, INDEPENDENT ON SUNDAY
'Great and luminous beauty . . . a book that leaves the reader feeling what can only be called exaltation' NEEL MUKHERJEE, INDEPENDENT
A profound essay collection from the beloved author of Gilead, Houskeeping and Lila, including Marilynne Robinson's conversation with President Barack Obama.
'Grace and intelligence ...[her work] defines universal truths about what it means to be human' BARACK OBAMA
Robinson has plumbed the depths of the human spirit in her trilogy of novels - Pulitzer Prize-winning Gilead, Orange-Prize winning Home and National Book Critics Circle Award-winning Lila - and in her moving essay collection When I Was a Child I Read Books.
Now, in The Givenness of Things, she brings a profound sense of awe and an incisive mind to the essential questions of contemporary life and faith. Through fourteen essays of remarkable depth and insight, Robinson explores the dilemmas of our modern predicament. How has our so-called Christian nation strayed from so many of the teachings of Christ? How could the great minds of the past, like Calvin, Locke and Shakespeare, guide our lives? And what might the world look like if we could see the sacredness in each other?
Exquisite and bold, these essays are a necessary call for us to find wisdom and guidance in our cultural treasures, to seek humanity and compassion in each other. The Givenness of Things is a reminder of what a marvel our existence is in its grandeur - and its humility.
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