Parto dalle critiche: lungi da me voler fare il lettore radical chic. Leggo molto poco e questo libro rientra nel mio buon proposito di leggere di più. Di conseguenza non ho molti metri di paragone, ma spero che l'autore non sia un valido rappresentante della letteratura, altrimenti mi verrebbe il dubbio che quest'ultima, come l'amore (se guardati da una precisa angolazione) siano sopravvalutati.
La Casa delle Voci mi è sembrato la speranza di un autore che qualche casa di produzione lo traduca in film. Molto sensazionalistico, sia nelle reazioni dei protagonisti, che nello stile narrativo, che nelle scelte lessicali e situazionali. Dà l'impressione che l'autore voglia dare l'impressione che il libro sia tradotto dall'inglese, da tanto sembra basarsi su di un immaginario cinematografico, piuttosto che realistico (il primo esempio che mi viene in mente, non il più efficace: "due zollette di zucchero grazie" quando le zollette le ho viste quasi solo nei film. Mi accorgo di sembrare troppo severo, ma l'esempio serva a far capire il senso generale di ciò che voglio dire).
Se fosse una canzone, questo libro sarebbe una canzone molto, molto pop: genere che apprezzo ma che non credo sia da ergere a geniale (fatta salva qualche rara eccezione), proprio per la sua insita intenzione, ovvero far vibrare la parte più superficiale di un'anima. Il che ritengo vada bene se è dichiarato dall'autore o quantomeno intuito dal pubblico. Sul primo non so esprimermi, sul secondo mi sembra invece l'opposto, avendo letto grandi ovazioni.
Le accelerazioni di tensione alla fine dei capitoli hanno perso di efficacia piuttosto velocemente, iniziando al capitolo 1 e finendo al capitolo 38 (il penultimo), e presto sono diventate un po' goffe, quasi parodistiche a causa della loro insistenza.
Mi correggo: non perdono di efficacia, il cervello vuole ciò che vuole, immagino. Quindi il risultato lo ottengono comunque, la pagina viene girata quasi automaticamente, al di là di sonno o altri impedimenti, ma i grossolani escamotage diventano sempre più fastidiosi. Se concludo un capitolo scrivendo "a quel punto i tre porcellini, dopo tanta attesa, videro infine qualcosa che li fece trasalire..." non mi riterrei un genio della suspence, ma un furbetto della narrativa; un altro esempio troppo severo che mi auguro serva solo a far capire cosa intendo.
Le parti positive: l'inventiva dell'autore è decisamente ammirevole (la morbosità di certi argomenti meno, ma non mi sento di giudicarla). Il libro si fa leggere molto velocemente, i colpi di scena dissetano e il libro in sé intrattiene. Per questo do tre stelle: perché in fondo lo scopo di un libro è quello di intrattenere il lettore e il fine, quando raggiunto, deve giustificare i mezzi.
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