Figlie del mare
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Donne: un altro genocidio dimenticato e volutamente seppellito
Recensito in Italia il 6 dicembre 2019
Ho appena terminato di leggere questo libro. Scovato per caso, Né su consiglio, né perché ne avessi sentito parlare.Ho scoperto così l'ennesimo genocidio, perpetrato contro il genere femminile. Nello specifico donne e bambine coreane.Le cosiddette "comfort women" (che espressione abominevole, è la traduzione dal giapponese) le donne coreane rapite dall’esercito giapponese e costrette a prostituirsi in delle bettole, case riservate ai militari dell’esercito nipponico, durante la Seconda guerra mondiale.L’esistenza di queste prostitute (perlopiù bambine) è stata ammessa dal governo giapponese nel 1993, e solo nel 2015 è stato riconosciuto ufficialmente come crimine di guerra, per cui lo stato ha chiesto scusa e ha istituito un fondo monetario per le sopravvissute.La protagonista sedicenne è una haenyeo, cioè una donna che si immerge in mare in apnea per pescare. Insomma una figlia del mare, il suo nome è Hana.La stima del numero di donne coinvolte varia, con un minimo di 20 000, citato dagli accademici giapponesi, ad un massimo di 410 000 donne, citato dagli studiosi cinesi. E la verità non sta in mezzo, forse sono 500.000.A chi gli frega delle donne coreane?Il loro nome coreano veniva cancellato da questi maledetti, così come qualsiasi cosa riguardasse la loro cultura d'origine.Potevano parlare solo giapponese e dovevano dimenticare in tutto e per tutto la Corea. La maggior parte di esse non è mai tornata a casa.Una lettura molto scorrevole, ma spaventosa e a tratti straziante. Che il Giappone abbia fatto tutto questo è inconcepibile. Ed è inconcepibile che non si sappia.Consiglio la lettura alle forti e ai forti di stomaco, io l'ho letto la notte, come ogni libro che leggo negli ultimi anni.Non sempre il sonno è stato buono. Ma ne vale la pena.
Recensito in Italia il 6 dicembre 2019
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