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Caporetto Copertina rigida – 19 ottobre 2017
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- ISBN-108858129806
- ISBN-13978-8858129807
- Edizione9°
- EditoreLaterza
- Data di pubblicazione19 ottobre 2017
- LinguaItaliano
- Dimensioni15.9 x 5.3 x 23.1 cm
- Lunghezza stampa645 pagine
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Dettagli prodotto
- Editore : Laterza; 9° edizione (19 ottobre 2017)
- Lingua : Italiano
- Copertina rigida : 645 pagine
- ISBN-10 : 8858129806
- ISBN-13 : 978-8858129807
- Peso articolo : 1.07 kg
- Dimensioni : 15.9 x 5.3 x 23.1 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 6,144 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 47 in Storia militare (Libri)
- n. 76 in Saggi (Libri)
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Sgombriamo subito il campo da ogni dubbio per quelli che conoscono solo il Barbero divulgatore e personaggio televisivo-mediatico: Barbero è prima di ogni altra cosa storico vero e di valore. Non aspettatevi dunque che questo "Caporetto" sia un libriccino divulgativo dalla lettura agevole, nient'affatto. È un solido libro di storia, ricco di note ad ogni pagina, che non fa semplificazioni o introduzioni a favore del lettore che ne sappia di meno; a tratti, potrebbe risultare persino pedante. La solidità è anche quando Barbero ammette, in diversi passaggi, che, di fronte a testimonianze contrapposte o insufficienza di dati, non è possibile giungere a conclusioni.
Detto questo, passiamo al contenuto del libro. Quali fatti e quali tesi espone Barbero? Quali furono le cause di Caporetto? La mitologia amplificata o creata sulla battaglia ha parlato di gas mortali, reggimenti traditori, comandi insipidi o persino vigliacchi. Barbero analizza tutti questi fattori e riconduce tutto alle testimonianze e ai fatti storici.
È vero che molti reparti italiani, con numerosissime artiglierie, furono catturati dopo scarsa resistenza e con una facilità che sorprese gli stessi austrotedeschi. Fu soltanto viltà dei soldati e tradimento di alcuni? Barbero ricostruisce in modo sapiente i motivi tattici che resero possibile tale risultato. Essi sono:
- Bombardamento breve e intenso dell'artiglieria austrotedesca, mirante alla distruzione delle prime linee ma, anche e soprattutto, delle comunicazioni nelle retrovie;
- Coordinamento tra bombardamento e assalto della fanteria, che usciva dalle trincee in modo da non dare modo ai reparti italiani (nascostisi nei ripari, nei bunker per sfuggire all'artiglieria) di tornare in posizione;
- Carente risposta dell'artigliera italiana, ;
- Debolezza numerica dei reparti italiani ;
- Stato insufficiente di molte trincee;
I gas furono mortali e decisivi soltanto in uno dei settori del fronte, a Plezzo. Per quanto riguarda i comandi, il "male" è da ravvisare nella scarsa autonomia consentita agli ufficiali di ogni ordine e grado, fattore che divenne fatale nel momento in cui gli austrotedeschi distrussero un gran numero di linee telefoniche e resero vani, con i fumi del bombardamento, altri mezzi di comunicazione possibili; a questi si aggiunga lo stato debilitato del generale Capello della II armata, afflitto da nefrite e per lunghi periodi convalescente.
Un libro di storia militare non può prescindere da un buon reparto cartografico. In questo senso, "Caporetto" brilla per la qualità delle cartine, che spesso riportano la disposizione delle truppe a livello di singolo battaglione e sono ricche di dettagli. In particolare, le carte 5-6 e 13 evidenziano un fatto indiscutibile, già accennato sopra: l'aumento delle forze italiane nel corso del medio Isonzo, nella valle di Tolmino e a Plezzo, dovuto alle voci sempre più insistenti di una possibile offensiva nemica.
Stilisticamente, Barbero è un gradino sopra lo stile "arido" di molti libri di saggistica anglosassone (fidatevi, ne ho letti parecchi). Barbero scrive in modo semplice e, di tanto in tanto, inserisce le proprie considerazioni, a volte gustose a volte interessanti.
Una cosa che invece non ho capito è la disposizione dei capitoli: il bombardamento dell'artiglieria austrotedesca, la notte del 24 ottobre, è analizzato dopo la narrazione dei primi giorni dell'offensiva.
Consigliatissimo, comunque.
L'offensiva fu progressivamente nota in ogni dettaglio ma il Capo a lungo si mostrò scettico o al massimo pensò che avrebbero attaccato sulla Bainsizza e non a Tolmino come avvenne. L'ufficio informazioni pur recependo ogni particolare dell'attacco non tirò le conclusioni opportune sottovalutando il pericolo, come Cadorna.
E il generale Capello? Non obbedì all'ordine di arretrare parte delle truppe ma peraltro il Capo non fu netto e chiaro nel comunicare la direttiva lasciando un pericoloso margine di autonomia. Cosi Capello non arretró avendo in mente di contrattaccare e fu il disastro. Cadorna peraltro aveva davanti ogni giorno la disposizione dei reparti quindi tutto sapeva ma non agì.
E i cannoni della seconda armata che non tirarono? Le direttive in generale erano di risparmiare i colpi e di attendere l'autorizzazione prima di sparare; così si sparò poco e tardi, complice il tiro nemico che spezzò le comunicazioni a lungo. L'iniziativa individuale era molto disincentivata rispetto ai tedeschi che responsabilizzavano anche i tenenti.
E le riserve non potevano fermare il nemico dopo il primo sfondamento a Plezzo e Tolmino? In fondo pur cautamente Cadorna mandò avanti molte brigate, ma erano già logore, malfatte, zeppe di scarti e perfino a volte senza artiglieria nelle fasi dello scontro, per problemi logistici. E gli ufficiali non conoscevano le zone assegnate dove per trascuratezza spesso mancavano trincee e ripari adatti. Cosi ogni brigata fu distrutta.
Al di là delle nuove tecniche di infiltrazione dei tedeschi, il sistema Italia aveva prodotto alti ufficiali parolai e insipienti, ufficiali inferiori timorosi di decidere, una sostanziale incapacità di correggere e migliorare dato che le buone intenzioni riempivano solo le circolari.
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E però vero che i particolari fanno sparire a volte il quadro generale.
Gli esempi particolari sono utilissimi, se è chiaro che peso hanno avuto nel quadro generale.
Nella mia recensione manca una stella, perché, visto come thriller, manca una decisa descrizione della fine. Gli ultimi capitoli, necessari ed interessanti, si perdono solo nei particolari.
Come lettore, il Piave diventa inspiegabile dopo questi capitoli. Mi sarebbe piaciuto un ultimo argomento: come ha fatto la massa di sbandati a fermare il migliore esercito del mondo.
INel complesso il libro si legge bene e credo sia un necessario punto di riferimento per molti, come me, che non sapevano, dopo anni di studi, che capretto non è in Italia e che ci hanno fracassato le divisioni tedesche.


