Andrea Scanzi

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Libri di Andrea Scanzi
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Francesco Battiato, in arte Franco su suggerimento di Giorgio Gaber, è stato un vero e proprio rivoluzionario in servizio permanente. Ha attraversato periodi molto diversi, cercando sempre nuove strade per comunicare con la sua musica: di protesta, pop, krautrock, sperimentale, rock, d’autore, classica, sinfonica. È impossibile rinchiuderlo in una sola etichetta, così come è impossibile non farsi ammaliare da un’arte multiforme che questo libro ci fa rivivere appieno: dalla complessità di L’Egitto prima delle sabbie alla solennità di Come un cammello in una grondaia, dall’avanguardia di Pollution fino alla straordinaria fase di spiritualità che va da Fisiognomica a Caffè de la Paix, senza dimenticare le canzoni di enorme successo come Centro di gravità permanente e Bandiera bianca, la dolente Povera patria, la struggente La cura, la prodigiosa Prospettiva Nevski o la stessa E ti vengo a cercare. Andrea Scanzi, con accuratezza e passione, ripercorre la carriera di Battiato seguendo ogni snodo, picco e azzardo di uno dei più grandi maestri della musica italiana, facendo incursioni anche nei suoi studi da linguista e nell’ambito dell’opera, del cinema, della pittura, della religione e della meditazione. Un genio ironico e poliedrico, inquieto e sfaccettato, capace come pochi altri di unire l’alto e il basso. Franco Battiato è un mondo meraviglioso. E questo libro lo dimostra.
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La congiura dei peggiori: Da Salvini a Bolsonaro, tutti i figuri che mandano in vacca il pianeta
17-nov-2020
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Negli ultimi anni il panorama politico e culturale del nostro Paese è stato caratterizzato dall'avanzata delle destre, supportata spesso da nostalgici pronti a cavalcare l'ondata del populismo per sdoganare le proprie posizioni. Così, in un crescendo preoccupante di intolleranza, ignoranza esibita, complottismo e spregiudicatezza, abbiamo assistito increduli a episodi e sparate al limite dell'assurdo. Attraverso un'incalzante carrellata di ritratti, in cui dosa con maestria ricostruzione e sberleffo, Andrea Scanzi ci mette finalmente di fronte a volti noti e meno noti della destra nostrana e internazionale, goffi e caricaturali, malati di potere e bugie, "comicamente narcisi e fatalmente prossimi al ridicolo". Da Matteo Salvini, che si strafoga di ciliegie mentre un imbarazzatissimo Zaia parla di neonati morti, a Gasparri e Capezzone. Ma anche Gallera e la Ceccardi, Briatore e Vittorio Sgarbi, Boris Johnson e Bolsonaro. Senza dimenticare la sequela di personaggi minori e politici locali balzati agli "onori" delle cronache con uscite a dir poco imbarazzanti: c'è chi è stata filmata a sottrarre la coperta a un clochard; chi ha affermato che sparerebbe agli immigrati; chi ha messo il like a un post che inneggiava a Hitler e ai forni crematori; chi ha detto che Willy Monteiro se l'è cercata, perché "sei italiano quando sei bianco"; chi rimpiange la sensibilità e il coraggio della mafia d'un tempo... Con una robusta dose di ironia unita a una lucida visione della realtà, Andrea Scanzi ci ricorda cosa ci aspetta se tarderà ancora a crearsi un vero polo progressista, capace di superare con il dialogo le divisioni tra schieramenti diversi, in vista di un obiettivo comune: restare umani.
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Il cazzaro verde
24-ott-2019
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Chi è davvero Matteo Salvini? Ce lo racconta Andrea Scanzi, col suo stile ironico e irriverente, in questo libro che segue a ruota i bestseller Renzusconi e Salvimaio. Salvini appare qui non come il “nuovo fascista”, bensì – per dirla con Montanelli – come uno sbilenco “guappo di cartone”. E i guappi, spesso, li smascheri col sorriso. Scanzi tratteggia le caratteristiche salienti di un politico tutto chiacchiere e distintivo. C’è la critica seria: le incongruenze politiche, la malandata classe dirigente leghista, la “ferocia” nel gestire i migranti durante il governo giallo-verde, le parole sulla famiglia Cucchi, il clamoroso autogol estivo che gli è costato il Viminale. E c’è la satira, che colpisce uno statista che si definì da solo “nullafacente” e vive ancora il dramma di quando da bambino gli rubarono Zorro. Il Salvini di Scanzi è un leader bislacco che vive in tivù e fa “disobbedienza civile” con le merendine. Beve mojito al Papeete. Posta foto mentre si ingozza. Cita De André senza averci capito nulla. E ha l’ardire di definirsi “nuovo”, quando in realtà è il politico più vecchio della cosiddetta Terza Repubblica.
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È evidente che in Italia sia mancata una Norimberga. Il nostro Paese, infatti, non ha mai fatto i conti col fascismo e con la sua memoria storica. Proprio per questo già Beppe Fenoglio temeva che certi squadristi si sarebbero prima o poi riciclati, e dunque reinseriti, nelle istituzioni. E così è stato. Sfascistoni è al tempo stesso un catalogo e un manuale. Catalogo di soggetti politicamente e moralmente irricevibili, che proliferano nella destra italiana oggi baciata dai consensi. E manuale di resistenza, perché a questa politica degenere e vomitevole occorre resistere. In questo libro, scritto con arguzia e tagliente ironia, Andrea Scanzi mette in fila una lunga serie di fascisti dichiarati e mascherati, macchiette e pesci piccoli, camerati e criminali. Qualcuno vi farà persino sorridere, molti altri vi faranno rabbia e basta. Talvolta sullo sfondo c'è la presenza di Matteo Salvini e Giorgia Meloni che, seppure dichiaratamente non fascisti, quel mondo lo cercano, lo titillano, lo corteggiano. Per poi far finta di nulla e cadere dal pero quando qualcuno - la solita “sinistra comunista e moralista” - glielo fa notare. Viviamo tempi sbandati, faticosi, pericolosi. E occorre resistere, magari partendo proprio da questo libro accorato e arrabbiato.
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Tutti sanno chi è il responsabile della crisi di governo più idiota e colpevole della Seconda Repubblica, scatenata nel pieno di una tragica pandemia: Matteo Renzi. Perse le elezioni del 2018, la Diversamente Lince di Rignano ha prima aperto le porte al governo Salvimaio, inaugurando dal salotto televisivo di Fabio Fazio la cosiddetta "politica del popcorn" ("consistente più o meno nel vedere il proprio Paese che si sfascia per poi chiosare: io l'avevo detto"). A seguito della crisi del Papeete, nell'agosto 2019, ha appoggiato un accordo tra Pd e Cinque Stelle, solo per creare subito dopo il "partito ossimoro" Italia Viva. Una formazione che, per usare le parole del giornalista Armando Sommajuolo, ha dimostrato di avere "più voti al Senato che nel resto del Paese". Ha quindi iniziato a cannoneggiare dall'interno la maggioranza del Conte II, fino all'epilogo che tutti conosciamo. A colpi di "stai sereno", Renzi è riuscito dunque nella triplice impresa di accoltellare politicamente prima Letta, poi Marino e infine Conte.
Andrea Scanzi ha sempre sostenuto che fidarsi del senatore di Scandicci "significa darsi dei bischeri da soli"; l'ha scritto e dichiarato anche quando era reato - specie in tv - non dirsi renziani, e lo ribadisce oggi che lo pensano tutti o quasi. Col suo consueto stile ironico e affilato, in questo libro ci offre la fotografia di un politico caricaturale, farsesco, malato di potere e capace di contraddirsi senza vergogna (basti pensare al Mes, prima definito irrinunciabile e subito accantonato all'arrivo di Mario Draghi), uno "statista senza doti né elettori", che però riesce a tenere in ostaggio il Paese con i suoi personalismi. Il risultato è esilarante quanto inquietante: una critica smaliziata di Renzi, dei renziani e del renzismo, cui si accompagna una lucida riflessione sulla crisi atavica della sinistra e sul futuro del Paese, nelle mani dell'anomala maggioranza che sostiene il governo Draghi. Demolition Man è il ritratto definitivo di Matteo Renzi. I lettori non potranno non divertirsi: il diretto interessato, molto meno.
Andrea Scanzi ha sempre sostenuto che fidarsi del senatore di Scandicci "significa darsi dei bischeri da soli"; l'ha scritto e dichiarato anche quando era reato - specie in tv - non dirsi renziani, e lo ribadisce oggi che lo pensano tutti o quasi. Col suo consueto stile ironico e affilato, in questo libro ci offre la fotografia di un politico caricaturale, farsesco, malato di potere e capace di contraddirsi senza vergogna (basti pensare al Mes, prima definito irrinunciabile e subito accantonato all'arrivo di Mario Draghi), uno "statista senza doti né elettori", che però riesce a tenere in ostaggio il Paese con i suoi personalismi. Il risultato è esilarante quanto inquietante: una critica smaliziata di Renzi, dei renziani e del renzismo, cui si accompagna una lucida riflessione sulla crisi atavica della sinistra e sul futuro del Paese, nelle mani dell'anomala maggioranza che sostiene il governo Draghi. Demolition Man è il ritratto definitivo di Matteo Renzi. I lettori non potranno non divertirsi: il diretto interessato, molto meno.
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I cazzari del virus
18-giu-2020
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La fase 1 della pandemia è stata un susseguirsi di sparate senza precedenti. Trasversalmente, da un fronte all’altro, soprattutto i politici, hanno fatto a gara per chi la dicesse più grossa. Matteo Salvini, ormai affezionato a santini e rosari, chiede di andare a messa il giorno di Pasqua mentre l’altro Matteo, il fu rottamatore Renzi, parla a casaccio invocando la riapertura delle scuole a maggio creando lo scompiglio tra i virologi. Di errori così, compiuti non a febbraio quando la situazione ancora incerta sembrava sotto controllo ma in piena emergenza, si può stilare una lista infinita. E sono tutti raccontati in questo libro che Andrea Scanzi scrive con la sua solita pungente ironia e che è il giusto seguito del best seller Il cazzaro verde. Una carrellata di eroi quotidiani e giullari chiacchieroni che hanno acceso il dibattito pubblico e le seguitissime dirette Facebook dell’autore durante la nostra quarantena.
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"Un governo Frankenstein e un'opposizione che non si oppone, tra l'agonia tragicomica del Pd e la spocchia sinistrorsa degli "alternativi". Un Berlusconi inesistente e gli "intellettuali" che con Renzi stavano zitti e adesso giocano ai ribelli. Con Salvini e Di Maio al potere, tutto quello che valeva fino a pochi mesi fa non conta più. Prima c'erano i gattopardi, ora dichiarati e ora travestiti da innovatori. Adesso ci sono gli scavezzacollo, i populisti, i sovversivi. Da una parte quasi tutta l'informazione, pronta a enfatizzarne ogni errore. Dall'altra un ambizioso "governo del cambiamento" che si sforza di stare unito, al punto da smussare le uscite del ministro Fontana, glissare sui tweet del leader leghista e trovarsi concorde (Fico a parte) sul caso Diciotti. Il Salvimaio va avanti tra il "sovranismo livido" della Lega e il "giustizialismo moralista" dei 5 Stelle, con Conte a far da collante. Ma quanto può durare? E con quali conseguenze per un Paese sempre più spaccato? Andrea Scanzi torna con un nuovo pamphlet, raccontando l'attuale scenario politico italiano. Da questo libro nascerà uno spettacolo teatrale".
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"La cosa che amo del vino è quello che mi fa capire. La verità è che amo pensare alla sua vita. Il vino è un essere vivente. Amo immaginare l'anno in cui sono cresciute le sue uve: se c'era un bel sole, se pioveva. E amo immaginare le persone che hanno vendemmiato e curato quelle uve. E se un vino è di annata, penso a quante di loro sono morte." Nelle parole che l'attrice Virginia Madsen pronuncia in un divertente film di qualche anno fa, Sideways, c'è forse la chiave per capire ciò che fa del vino qualcosa di veramente unico. "Mi piace che continui a evolversi, che se apro una bottiglia oggi avrà un gusto diverso da quello che avrebbe se la aprissi un altro giorno. Perché una bottiglia di vino ha vita: è in costante evoluzione, acquista complessità. Finché non raggiunge l'apice. E poi comincia il suo lento, inesorabile declino." Il vino è come noi, per questo lo amiamo. E quando per il vino parliamo di invecchiamento descriviamo un processo di trasformazione che è molto simile alla nostra esperienza, un cambiamento che con il passare degli anni impariamo a riconoscere e apprezzare. Andrea Scanzi, appena ritirato il suo diploma da sommelier e il suo attestato da degustatore ufficiale, decide di partire alla scoperta dei luoghi e delle persone dalla cui storia e dalla cui passione nascono i più grandi vini italiani, con la convinzione che analizzare il mondo del vino è un modo per capire cosa proviamo per il nostro passato e cosa stiamo preparando per il futuro. E così si trova ad attraversare in lungo e in largo il Belpaese, dalle Langhe all'Alto Adige, dalla tenuta di Bolgheri a quelle di Barile (in provincia di Potenza), dalla Valpolicella a Pongelli (nelle Marche), dalla Franciacorta a Montalcino, dalle terre del Lambrusco a quelle del Picolit, per raccontare dove e per mano di chi nascono i nostri vini migliori. Scanzi ci insegna a riconoscere e a distinguere, insieme a chi li produce, il Barolo, il Pinot Nero, il Sassicaia, l'Aglianico e altri capolavori di una lunga storia fatta di lavoro, pazienza e dedizione. Non senza ironia ci svela, tra una tappa e l'altra del suo viaggio, i piccoli e grandi segreti che ogni sommelier e ogni buon intenditore hanno messo a punto nel tempo e che consentono loro di muoversi con disinvoltura in questo mondo così ricco e variegato. E soprattutto, ci insegna a riconoscere la vita segreta dei vini e ad apprezzare quella sottile arte che ne fa spesso dei capolavori: l'arte di invecchiare.
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Entrambi desiderosi di successo, caricaturali. Entrambi circondati da una "classe dirigente" senza arte né parte. Entrambi compiaciuti e conclamati. Entrambi populisti come nessuno, anche se poi i "populisti" son sempre gli altri. Entrambi megalomani, con la fregola delle opere megagalattiche. Entrambi allergici alle correnti interne. Al dissenso. Alla Rai libera. Entrambi circondati da una corte di fedelissimi con cui spartirsi il potere. Il cerchio magico. Il giglio magico. Entrambi garantisti, ma solo quando conviene. Entrambi complottisti, ma solo se il complotto l'hanno ordito loro. Renzi e Berlusconi si somigliano così tanto da diventare una cosa sola: Renzusconi. Con il suo consueto stile ironico e tagliente, Andrea Scanzi firma un esilarante - e inquietante - ritratto di Matteo Renzi: un politico sopravvalutato e vendicativo. Simile, anzitutto nei difetti, a chi per vent'anni ha inguaiato questo Paese. E di cui il segretario PD, con il beneplacito di molti "intellettuali", intende portare a termine il lavoro. Magari con un nuovo inciucio, stavolta definitivo, tra allievo e maestro.
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Champagne e Metodo Classico, Chenin Blanc e Garganega: sono due dei dieci accostamenti, a volte anche audaci, tra vini italiani ed esteri proposti in questo libro. Lo scopo non è quello di stabilire graduatorie («il vino migliore non esiste» ammonisce l'autore), ma di conoscere meglio «i vini degli altri» attraverso il confronto con i nostri. «Come sono i vini degli altri? Di cosa sanno, cosa rappresentano, cosa comunicano? » È questo il quesito di fondo da cui parte il nuovo viaggio in «Enolandia» di Andrea Scanzi, dopo il successo di Elogio dell'invecchiamento.
Un viaggio che conduce idealmente il lettore dalla Franciacorta alle falde dell'Etna, dalla Toscana a Bordeaux, dalla Mosella all'Abruzzo, dalla Rioja spagnola all'Argentina, in una spettacolare varietà di paesaggi, profumi, colori, gusti, culture, tradizioni, alla scoperta di vini che hanno storie importanti da raccontare. Vini che parlano delle loro terre, ma anche degli uomini e delle donne che li producono, dei loro metodi, delle faticose sperimentazioni per giungere ai risultati migliori, delle contrapposizioni tra scuole di pensiero (con particolare riferimento alla querelle intorno ai vini «veri» o «naturali»). Persone autentiche, con caratteri a volte difficili, con le loro manie e le loro rivalità, ma accomunate da uno straordinario amore per il vino che diventa ragione di vita.
Non mancano escursioni in luoghi del cuore, come le affascinanti Langhe, vera e propria patria vinicola d'adozione dell'autore aretino. E non manca una citazione di vini poco conosciuti, che non hanno in realtà nulla da invidiare alle etichette più rinomate (e costose).
Un viaggio condotto da Scanzi con passione e competenza tecnica, ma anche con giocosità e ironia, e dove la battuta pungente e dissacrante - da buon toscano - è sempre in agguato. «Non riesco a concepire il vino senza la sua naturale connotazione conviviale » afferma l'autore. «Ridere non è illegittimo, leggere (e magari apprendere qualcosa) divertendosi non è reato.» Un itinerario pieno di sorprese, scandito da sottofondi musicali di pregio, arricchito da aneddoti curiosi, da un fuoco pirotecnico di citazioni, a volte surreali, che spaziano dal cinema alla tv, dalla letteratura alla politica. Un racconto intenso che finirà con l'appassionare anche quegli astemi che all'autore «fanno paura».
Un viaggio che conduce idealmente il lettore dalla Franciacorta alle falde dell'Etna, dalla Toscana a Bordeaux, dalla Mosella all'Abruzzo, dalla Rioja spagnola all'Argentina, in una spettacolare varietà di paesaggi, profumi, colori, gusti, culture, tradizioni, alla scoperta di vini che hanno storie importanti da raccontare. Vini che parlano delle loro terre, ma anche degli uomini e delle donne che li producono, dei loro metodi, delle faticose sperimentazioni per giungere ai risultati migliori, delle contrapposizioni tra scuole di pensiero (con particolare riferimento alla querelle intorno ai vini «veri» o «naturali»). Persone autentiche, con caratteri a volte difficili, con le loro manie e le loro rivalità, ma accomunate da uno straordinario amore per il vino che diventa ragione di vita.
Non mancano escursioni in luoghi del cuore, come le affascinanti Langhe, vera e propria patria vinicola d'adozione dell'autore aretino. E non manca una citazione di vini poco conosciuti, che non hanno in realtà nulla da invidiare alle etichette più rinomate (e costose).
Un viaggio condotto da Scanzi con passione e competenza tecnica, ma anche con giocosità e ironia, e dove la battuta pungente e dissacrante - da buon toscano - è sempre in agguato. «Non riesco a concepire il vino senza la sua naturale connotazione conviviale » afferma l'autore. «Ridere non è illegittimo, leggere (e magari apprendere qualcosa) divertendosi non è reato.» Un itinerario pieno di sorprese, scandito da sottofondi musicali di pregio, arricchito da aneddoti curiosi, da un fuoco pirotecnico di citazioni, a volte surreali, che spaziano dal cinema alla tv, dalla letteratura alla politica. Un racconto intenso che finirà con l'appassionare anche quegli astemi che all'autore «fanno paura».
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La politica è una cosa seria
2-apr-2019
9,99 €
"La politica è schifosa e fa male alla pelle" cantava Giorgio Gaber nel 1980. Quasi quarant'anni ci separano dall'invettiva di Io se fossi Dio, e nel frattempo cos'è cambiato? Poco, per certi versi, ma moltissimo per altri. Se è vero, come ci ricorda Andrea Scanzi, che "assistiamo da decenni a un inesorabile svilimento della cosa pubblica", il confronto tra ieri e oggi appare al contempo impietoso e illuminante, sospeso tra bruschi cambi di rotta e inquietanti continuità. Per misurare appieno distanze e affinità bastano i profili esemplari di undici politici del presente e del passato: Berlusconi, D'Alema, Renzi, Salvini, Rodotà, Bersani, Parri, Pertini, Andreotti, Berlinguer e Caponnetto. Vicende pubbliche e private in cui si affacciano altri nomi della nostra storia comune. Figure indimenticabili, accanto ad altre da dimenticare o colpevolmente dimenticate; vette di virtù politica o di bieco personalismo, esempi perfetti di dedizione alla comunità e di abilità mediatica; ritratti capaci di restituire, come tessere di un mosaico, il quadro complessivo del nostro Paese. Con la sua scrittura assieme lucida e allusiva, divertente e spietata, equilibrata e partigiana, l'autore ci guida in un percorso che unisce politica, cinema e letteratura, in cui la canzone d'autore diventa una vera e propria colonna sonora. E - all'interno di un dibattito in cui il ruolo più comodo e redditizio è quello del megafono - prende coraggiosamente posizione.
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Supplemento libro
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da
Stefano Caselli,
Chierici Maurizio,
della Frattina Erminia,
d'Orsi Angelo,
Gomez Peter,
Liuzzi Emiliano,
Mello Federico,
Paolin Chiara,
Padellaro Antonio,
Sansa Ferruccio,
Scanzi Andrea,
Tecce Carlo,
Telese Luca,
Travaglio Marco,
Zaccariello Giulia
0,99 €
1,03 €
Trent’anni fa Beppe Grillo gridava sugli schermi di Rete 1 “Te la do io l’America”. Oggi il suo Movimento 5 Stelle è diventato a tutti gli effetti una forza politica nazionale e di governo. Il Fatto Quotidiano ripercorre le tappe del “grillismo” in un instant book con i migliori articoli pubblicati, con pezzi inediti e le vignette di Natangelo, Vauro e tanti altri.
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